martedì 29 gennaio 2013

Cellulite, rimedi fatti in casa. Ecco come combatterla con caffè e olio d'olio d'oliva

In tempo di crisi è facile scegliere il fai da te anche in campo di trattamenti di bellezza. In vetta alla classifica degli «incubi di una donna» c'è la tanto temuta e odiata cellulite. Pare che per combattere l'antiestetica buccia d'arancia il rimedio più efficace sia l'impacco a base di fanghi. Come realizzarne di ottimi in versione home made? Con caffè in polvere e olio d'oliva. La semplicissima ricetta prevede di scaldare, ma non troppo, dei fondi di caffè nel microonde e mescolarli con un cucchiaio di olio d'oliva. Stendere il mix su gambe, cosce e glutei (o comunque sulle zone maggiormente colpite dalla cellulite), avvolgersi nella pellicola trasparente e attendere 30 minuti. Passato il tempo di posa, rimuovere la pellicola e sciacquare con acqua tiepida. Se ripetuto almeno 2-3 volte a settimana, il trattamento regala un visibile miglioramento: tutto merito della caffeina. Applicata esternamente sulla pelle aiuta a ridurre il numero delle cellule di grasso sotto la pelle, ad aumentare il flusso di sangue e ad espellere le tossine in eccesso.
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e voi ce l'avete il fattore x ?


Possedere un cromosoma in più, definito dagli scienziati come il fattore X, farebbe aumentare l’appetito sessuale nei maschi. Questo potrebbe spiegare perché alcuni hanno sempre in mente il sesso e lo fanno con più frequenza di altri
In molti si domandano perché alcuni maschi siano più “vogliosi” di altri e perché abbiano sempre un appetito sessuale che pare insaziabile.
Che la spiegazione si trovi in una predisposizione naturale, o l’ambiente in cui si è cresciuti? Forse sì, forse no. Fatto sta che, secondo un nuovo studio, dietro a tutto questo potrebbe invece esserci un cromosoma. Uno che il maschio con il chiodo fisso potrebbe avere in più.

Lo hanno chiamato"X factor", e non è la nota gara musicale, ma un gene. O meglio: un cromosoma sessuale che i maschi del modello animale oggetto dello studio avrebbero in più, rispetto agli altri maschi.
Sebbene lo studio sia stato condotto sui topi, i ricercatori sottolineano che i geni che determinano il sesso sono simili in tutti i mammiferi, compreso l’essere umano. A motivo di ciò i risultati potrebbero essere applicati all’uomo; in particolare a coloro che hanno un cromosoma X in più e nei maschi con sindrome di Klinefelter.

Come tutti sanno, le lunghe stringhe o spirali di DNA che contengono i geni, sono dette cromosomi. Negli esseri umani troviamo 23 coppie di questi cromosomi, che sono l’eredità lasciata da ognuno dei genitori. Nello specifico, i maschi possiedono un cromosoma X e uno Y; le femmine, due cromosomi X. Ma, come detto, ci sono le eccezioni e sono quelle che presentano 3 cromosomi: per esempio due X e un Y, oppure due Y e un X – a formare rispettivamente soggetti XXY e YYX. I maschi “sessuomani” dello studio farebbero parte del gruppo XXY, ossia con un cromosoma extra di tipo femminile.

Lo studio, i cui risultati riportati da LiveScience sono stati pubblicati sulla rivista Hormones and Behaviour, ha preso in esame due speciali gruppi di topi che erano stati modificati geneticamente per presentare le diverse varianti cromosomiche, in modo da studiarne le differenze di comportamento.
Paul Bonthuis e colleghi dell’Università della Virginia hanno così scoperto che non è il cromosoma in più a modificare lo sviluppo degli organi sessuali, o la sessualità dei modelli, quando questi cromosomi si presentavano a tre: per esempio un X in più per i maschi e un Y in più per le femmine. Le cose cambiavano quando due di questi cromosomi venivano accoppiati e poi abbinati a un altro cromosoma: per esempio una coppia formata da XY più un terzo cromosoma X nei maschi.

I maschi XXY, infatti, mostravano di essere circa due volte più veloci nell’eiaculare e avevano eiaculato quasi due volte più spesso di quelli con un solo cromosoma X. Hanno anche avuto più spesso rapporti sessuali con le femmine, e durante l’accoppiamento hanno mostrato di più spinta nei movimenti pelvici.
«Prendiamo questi risultati nel senso che non tutte le differenze sessuali nel comportamento sono dovute alle differenze nelle secrezioni ormonali da parte delle ovaie e dei testicoli – sottolinea Bonthuis – I nostri studi indicano che dirette differenze genetiche tra individui XX e XY […] possono anche svolgere un ruolo nel causare differenze sessuali nel comportamento».

Un’ipotesi è che vi possa essere un gene sconosciuto su quello che è il cromosoma X che ha un effetto imprevisto sul comportamento sessuale – nei topi in questo caso, ma con tutta probabilità anche negli altri mammiferi, esseri umani compresi.
«Non sappiamo ancora quale gene sul cromosoma X sia la causa di questo effetto sul comportamento. Ma solo un centesimo di ogni piccolo gene è espresso su entrambi i cromosomi X. […] E’ difficile dire con certezza cosa potrebbe essere il fattore X, ma abbiamo alcuni candidati probabili», ha aggiunto Bonthuis, alludendo ai maschi affetti dalla sindrome di Klinefelter.
Questa sindrome colpisce circa un bambino ogni 500/1.000 nuovi nati e si caratterizza per l’infertilità e una diminuzione dei livelli di testosterone, oltre ad altri sintomi. Tuttavia in molti maschi non si sviluppano tutti o in parte i sintomi.
Precedenti ricerche hanno mostrato che proprio gli uomini sterili con la sindrome di Klinefelter avevano una vita sessuale più attiva, rispetto ai maschi XY normali. Lo studio del fattore X potrebbe così spiegare il perché.
http://www.lastampa.it