giovedì 21 febbraio 2013

Le sigarette elettroniche diventeranno dispositivi medici, quando la direttiva appena varata dalla Commissione Europea concluderà il suo iter


Le sigarette elettroniche diventeranno dispositivi medici, quando la direttiva appena varata dalla Commissione Europea concluderà il suo iter. La mancanza di dati scientifici sugli effetti per la salute ha spinto Bruxelles a dare un giro di vite precauzionale a questi apparecchi, venduti oggi in 1.500 negozi in Italia. «Questo mercato in esplosione ha bisogno di regole» spiega Paola Testori Coggi, che a Bruxelles dirige il Dipartimento salute e consumatori. Solo le sigarette con capacità inferiore ai 2 milligrammi di nicotina si venderanno fuori dalle farmacie, ma con indicazioni sui rischi. Soprattutto per la carenza di indicazioni sui rischi, i Carabinieri dei Nas negli ultimi tre anni hanno sequestrato 442mila flaconi di nicotina (valore 2,7 milioni di euro) e 7.000 sigarette (380mila euro). Con un' impennata negli ultimi sei mesi. «La nicotina liquida - spiega il maggiore Michele Tamponi, comandante dei Nas di Torino - è tossica. Se finisce sulla pelle può ustionarla». Dieci milligrammi sono letali se ingeriti da un bambino, 30-60 milligrammi per un adulto. «Molti dei nostri sequestri riguardano proprio gli avvisi di pericolo assenti o irregolari sulle etichette». E il contenuto? «Gli studi sulle quantità di nicotina dei flaconi di ricarica - scrive la Commissione in allegato alla nuova direttiva mostrano significative differenze fra i livelli veri di nicotina e quelli in etichetta». Per Carlo Cipolla, direttore della cardiologia dell' Istituto europeo di oncologia di Milano, la variabilità del livello di nicotina erogata dalle sigarette elettroniche è un ostacolo insormontabile al loro utilizzo per smettere di fumare. «La concentrazione di nicotina e la velocità di combustione del tabacco hanno limiti ben precisi. Le sigarette elettroniche consentono di assimilare quantità molto alte di nicotina in tempi rapidi. Per questo nei pronto soccorso iniziamo a osservare casi di tachicardia, aritmia e ipertensione». Una ricerca uscita alla fine del 2012 su Nicotine and Tobacco Research ha analizzato quanta nicotina viene aspirata attraverso 16 diversi modelli di sigarette elettroniche. Venti serie di 15 aspirazioni fatte da una macchina hanno rilasciato valori di nicotina variabili tra 0,5 e 15,4 milligrammi. Il mercato delle sigarette a vapore nel nostro paese, secondo i dati dell' Anafe (Associazione nazionale fumo elettroniche) toccherà nel 2013 i 350 milioni. Euromonitor International, una società specializzata in studi di mercato, parla di 2 miliardi di dollari di giro d' affari mondiale. Secondo la Doxa in Italia il 7,3% delle persone ha sperimentato la nicotina vaporizzata. E anche alcune grandi ditte produttrici di tabacco hanno comprato marchi di sigarette e sigari elettronici. «Siamo un settore in grande crescita, togliamo clienti ai tabaccai. È chiaro che tutti ci attacchino», dice Massimiliano Mancini, presidente dell' Anafe. Il presidente della Federazione Italiana Tabaccai Giovanni Risso replica: «I monopoli di Stato non sono in grado di dirci se possiamo vendere sigarette elettroniche oppure no. Se si va avanti così, rischiamo di chiudere in pochi anni». Si stima che il calo di consumi di tabacco faccia perdere all' erario 3 miliardi di euro all' anno. Ma perché la sigaretta elettronica attrae tanto? Secondo la Commissione Europea su 3.500 "svapatori", il 92% cerca in questo strumento un aiuto per smettere di fumare. L' 84% ritiene anche che la nicotina vaporizzata sia meno tossica del tabacco tradizionale. «Nella nostra sperimentazione sui pazienti - spiega Cipolla - usiamo sigarette elettroniche senza nicotina. La dipendenza al fumo infatti ha una forte componente gestuale. Su quella puntiamo, e con buoni risultati. La nicotina infatti è una sostanza troppo dannosa. Dal punto di vista farmacologico,è 20 volte più potente dell' eroina». In Europa 14 paesi sono orientati a trattare la nicotina vaporizzata come presidio medico (fra cui Francia e Germania), mentre gli altri procedono in ordine sparso. In Italia vale il sistema delle "regole zero". Le conseguenze non hanno tanto a che fare con il vapore rilasciato nell' aria (la cui tossicità, se pure esiste, non è paragonabile a quella del fumo di tabacco). «Sappiamo che il fumo si diffonde per imitazione, soprattutto tra gli adolescenti», spiega Francesco Blasi, pneumologo all' università di Milano e presidente dell' European Respiratory Society. «Gli effetti sulla salute sono ancora poco studiati. Non è impossibile che causino infiammazioni ai bronchi. I dati che abbiamo presentato all' ultimo congresso di Vienna mostrano effetti evidenti sulla funzione respiratoria».