sabato 2 febbraio 2013

COSMETICI....tutto quello che c'è da sapere per conoscere gli ingredienti e scegliere il prodotto più adatto

 I prodotti cosmetici fanno parte della vita quotidiana di tutte le donne e da qualche tempo anche degli uomini. L'unica maniera per essere sicuri di non mettere sulla pelle qualcosa di dannoso per noi e per l'ambiente, è imparare a leggere l'Inci (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), l'etichetta obbligatoria. A prima vista la lista dei componenti sembra un elenco di nomi incomprensibili, ma basta acquisire qualche punto di riferimento per comprenderla meglio. Nell'Inci la nomenclatura è uguale in tutto il mondo: usa il latino per gli estratti vegetali e l'inglese per i componenti chimici, non è prevista alcuna indicazione sulla percentuale degli ingredienti utilizzati ma l'ordine con cui vengono riportati è decrescente per quantità (il primo componente è quello più presente e così via fino all'ultimo, quello con la percentuale minore). I principi attivi sono, in genere, riportati nella parte centrale dell'etichetta, preceduti da tensioattivi, gelificanti, umettanti e seguiti da conservanti, coloranti (numerati secondo il Colour Index, tranne i coloranti per capelli che hanno il nome chimico inglese) e profumi. Per conoscere le sostanze da evitare è utile consultare, etichetta alla mano, il Biodizionario.it, una guida al consumo consapevole dei cosmetici che promuove o boccia i singoli ingredienti. Ecco alcuni componenti che possono risultare dannosi e a cui è opportuno prestare più attenzione:

1. Petrolatum, paraffinum liquidum e mineral oil. Derivati del petrolio, formano sulla pelle un film occlusivo che ne impedisce la traspirazione. Dal 2004 i petrolati sono classificati dalla normativa Cee come «potenzialmente cancerogeni».

2. SLS/SLES (Sodium Lauryl Sulfate/Sodium Laureth Sulfate). Tensioattivi contenuti prevalentemente nei prodotti di detergenza, se non adeguatamente mitigati da ulteriori sostanze possono causare irritazioni, dermatiti, aumento della secchezza della pelle.

3. Parabeni. Conservanti particolarmente economici; tra i più diffusi troviamo methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben e benzylparaben. Penetrano intatti nei tessuti accumulandosi e si sospettano potenzialmente cancerogeni.

4. Sodium Hydrozide. Si tratta di una soda caustica che, impiegata con altri agenti chimici, provoca forti irritazioni alla pelle.

5. Glicole propilenico. Tensioattivo derivante dal petrolio, aggredisce la pelle e danneggia le membrane cellulari.

6. Formaldeide. Conservante definito con certezza cancerogeno. La molecola è rilasciata da diverse sostanze: imidazolidinylurea, sodium hydroxymethylglycinate, imidazolidinyl urea, diazolidinyl urea. Occhio anche a alluminio, cocamide Dea-Mea, siliconi e cere siliconiche (Dimethicone), PEG, PPG, carbomer.
http://www.ilmessaggero.it

Sesso, gli uomini che aiutano le donne in casa lo fanno di meno


«Giù quei guanti da cucina»: il monito diretto agli uomini che vogliono avere rapporti sessuali frequenti con le loro legittime mogli viene da un nuovo studio pubblicato sull' 'American Sociological review'. La ricerca - che sta facendo il giro del web,su Facebook, Twitter e tutti i possibili blog - è basata su vasti dati epidemiologici, e rivela che le coppie sposate in cui il marito si dedica alle pulizie fanno meno sesso.

Per la precisione: gli sposi in cui il maschio di casa non si impegna in faccende domestiche di tipo tradizionalmente femminile hanno rapporti in media 4,8 volte al mese, cioè una buona volta a settimana. Molto meno per le coppie in cui l'uomo «aiuta la moglie» in cucina e così via:l'intimità scatta non più di di 3,2 volte al mese.

Il nodo - secondo il rapporto frutto di una collaborazione spagnolo-americana - pare essere a quale tipo di lavori domestici si dedichi l'uomo:se il marito fa i tipici lavoretti maschili quali pagare le bollette, cambiare l'olio alla macchina, le lampadine fulminate e sturare il lavandino, tutto bene. Sesso a gonfie vele.

Ma se il maschio spolvera, aspira, scopa per terra, lava i piatti, il sesso va nettamente "giù" in frequenza.
«La verità è che siamo ancora condizionati culturalmente a vedere certi comportamenti come maschili e altri come femminili e ciò influenza la sessualità, l'attrazione, l'eccitazione anche all'interno di un matrimonio», sostiene una delle autrici dello studio Julie Brines, professore alla university of Washington.

«Il lavoro casalingo è fortemente associato all'identità sessuale e perciò non siamo sorpresi dai risultati», commenta Sabino Kornrich del Centro per Studi avanzati di Madrid. Altro dato emerso dalla ricerca è che se l'uomo non dà alcun aiuto in casa i rapporti sessuali ne soffrono: la chiave di volta per una intimità frequente, secondo l'analisi, è la partecipazione di entrambi i coniugi alla conduzione domestica, ma secondo una chiara divisione dei ruoli: straccio per la polvere a lei, cacciavite a lui.
http://www.ilmessaggero.it/benessere/lacoppia/sesso_uomini/notizie/248677.shtml

Dalla birra nuove armi contro diabete e tumori

Avete presente quel tipico sapore amarognolo della birra?
Bene. A conferirlo sarebbero in buona parte delle sostanze note come alfa-acidi, e più comunemente chiamate “umuloni”, che sono contenute per natura nel luppolo – che a sua volta è uno degli ingredienti principali della birra.

Ora, questi umuloni potrebbero rivelarsi non solo utili nel processo di produzione della birra, ma anche in quello della produzione farmaceutica di medicine per combattere malattie come il diabete e alcuni tipi di cancro.
A suggerirlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Washington, negli Usa, coordinati dal professor Werner Kaminsky.
«Ora che abbiamo i giusti risultati – afferma Kaminsky nella nota WU – tutto ciò dà molto più senso a ciò che accade al luppolo amaro durante il processo di fermentazione della birra».

Partendo dall’analisi della letteratura scientifica che attribuisce agli acidi amaricanti moderati effetti benefici sul diabete, alcune forme di cancro, l’infiammazione organica e, pare, anche nel favorire la perdita di peso, i ricercatori hanno inteso comprendere l’esatta struttura di tali sostanze.
Il prof. Kaminsky, per questo studio, ha utilizzato un processo chiamato “Cristallografia a raggi X”, nell’analisi degli acidi alfa e beta – in particolare le molecole di umulone – e alcuni derivati che sono prodotti durante il processo di fermentazione del luppolo.

I ricercatori ritengono che comprendere appieno la struttura di queste sostanze, e come queste reagiscano e interagiscano con le altre sostanze, sia fondamentale per poter procedere nella produzione di nuovi farmaci.
E’ indispensabile stabilire come gli umuloni si riorganizzano durante il processo di fermentazione del luppolo, poiché a seconda della forma che assume la molecola, si può determinare se vi possa essere un accoppiamento corretto. Se gli anelli formati da 5 atomi, anziché 6, che si formano durante questo processo, si accoppiano correttamente, si è sulla strada giusta, altrimenti si potrebbero produrre risultati catastrofici per il settore farmaceutico, sottolineano gli autori.

E proprio per citare questi possibili risultati catastrofici, Kaminsky cita il caso del Talidomide un noto farmaco sedativo, anti-nausea e ipnotico che, nonostante abbia un certo numero di impieghi sicuri, è stato oggetto di indagini a seguito della scoperta che utilizzato in gravidanza era causa di difetti alla nascita. Questo suo “effetto collaterale”, secondo lo scienziato è proprio dovuto a un orientamento errato delle molecole del farmaco che, se invece, sono orientate in altro modo pare non determinino alcun effetto negativo.

La ricerca si è così concentrata proprio sul determinare l’esatta configurazione delle molecole degli umuloni. Per far ciò, un primo processo di cristallizzazione è stato eseguito dai coautori dello studio: dottori Jan Urban, Clinton Dahlberg e Brian Carroll della KinDex Therapeutics, la società farmaceutica che ha finanziato lo studio. Dopo di che, i campioni coni cristalli di Sale sono stati inviati a Kaminsky che ha utilizzato la cristallografia a raggi X.
«Ora che sappiamo che la mano appartiene a quale molecola, possiamo determinare quale molecola che va a gusto amaro nella birra», sottolinea Kaminsky.

I risultati completi sono stati pubblicati sulla rivista Angewandte Chemie International Edition, e suggeriscono come alcuni di questi composti siano in grado di influenzare specifiche malattie, mentre alcuni con una leggera differenza nella disposizione degli atomi di carbonio sono stati inefficaci. Stabilito pertanto quali siano le molecole giuste, in base alla loro disposizione, si potrà quindi pensare alla creazione di nuovi farmaci che sfruttino queste loro potenzialità.

http://www.lastampa.it