martedì 13 novembre 2012

Come smettere di fumare senza ansia ...............Agire sugli effetti della nicotina nell’organismo può aiutare a smettere di fumare alleviando il senso di ansia che spesso si cerca di lenire proprio fumando. Quello stessa ansia che spesso fa riprendere a fumare chi tentava di smettere


La ricerca di nuovi e più efficaci metodi per smettere di fumare pare non fermarsi mai.
Siamo passati dall’ipnosi, alla terapia comportamentale, all’agopuntura… per finire con le sigarette elettroniche. Oggi, un nuovo studio statunitense, suggerisce che l’inattivazione di una specifica sottoclasse di recettori della nicotina può essere una efficace strategia per aiutare chi vuole smettere di fumare, senza incappare nei problemi di ansia che spesso accompagnano questa fase – e che sono altrettanto spesso ritenuti responsabili dell’insuccesso. Allo stesso modo, con questa strategia verrebbe meno lo sprone a fumare proprio innescato dal bisogno di placare l’ansia.

I ricercatori del Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia presso la Virginia Commonwealth University School of Medicine, sono partiti dal presupposto che molti dei fumatori dichiarano di accendere una sigaretta per lenire l’ansia. Da qui, hanno voluto esplorare i meccanismi, ovvero le vie neurochimiche che sottendono allo stimolo e all’abitudine al fumo.
Nello studio, condotto su modello animale e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS ONE, gli autori hanno osservato che sia basse dosi di nicotina che l’inattivazione della sub-unità Beta2, una specifica sottoclasse di recettori nicotinici che si legano alla nicotina – e che è un antagonista del recettore nicotinico – hanno mostrato effetti simili nel ridurre l’ansia.

L’azione specifica sull’organismo, e in particolare sul cervello, tuttavia pare avvenga in un’altra area, che non è quella deputata al senso di ricompensa.
«Questo studio è unico, perché suggerisce che la nicotina può agire mediante l’inattivazione, piuttosto che l’attivazione, dei recettori nicotinici ad alta affinità – spiega nel comunicato VCU la dottoressa Darlene Brunzell – La nicotina agisce come una chiave che apre recettori della nicotina nel cervello. Di solito questa chiave apre il recettore, ma altre volte la nicotina è come una chiave che si è rotta all’interno della serratura. I nostri risultati suggeriscono che basse dosi di nicotina possono bloccare uno specifico sottotipo di recettore coinvolto in questa apertura, che è importante per regolare il comportamento ansioso».

Il prossimo passo, già intrapreso dai ricercatori, è quello di identificare quali siano le aree del cervello che regolano gli effetti sull’ansia della nicotina. Il fine è quello di arrivare a scoprire come l’inattivazione della sub-unità Beta2, contenente i recettori nicotinici, possa alleviare l’ansia nei fumatori.
«Comprendere come altre sub-unità si combinano con la sub-unità beta2 per formare i recettori critici che regolano l’ansia, potrebbe portare a terapie selettive con minori effetti collaterali», conclude Brunzell.
Un nuovo metodo antifumo potrebbe dunque arrivare ad allargare la già numerosa famiglia di tecniche per smettere di fumare che promettono, tutte, di essere efficaci.
http://www.lastampa.it