lunedì 9 dicembre 2013

Ecco le cellule che curano la leucemia e altre forme di cancro del sangue

L’utilizzo di cellule T bio-ingenirizzate, in un nuovo studio ha mostrato che queste sono attive contro la leucemia linfoblastica acuta (LLA), eliminandola del tutto già dopo un mese di trattamento, con un successo dell’89%

Il trattamento con cellule T riprogrammate ha dato ottimi risultati nella cura della leucemia linfoblastica acuta. Foto: Su licenza Creative Commons/VashiDonsk
Nuove reali speranze per i pazienti ammalati di una delle forme di leucemia più aggressive, la leucemia linfoblastica acuta (ALL o LLA) e altre forme di cancro del sangue, arrivano da un nuovo studio condotto dai ricercatori statunitensi dell’Ospedale dell’Università della Pennsylvania e dell’Ospedale pediatrico di Philadelphia.

In questo studio, i ricercatori hanno utilizzato delle cellule T bioingenerizzate che hanno attaccato la leucemia e hanno mostrato un successo di quasi il 90% in pazienti adulti e bambini, i quali non hanno più mostrato di essere affetti dal cancro dopo il trattamento con questa terapia cellulare personalizzata, atta a riprogrammare il sistema immunitario.

I pazienti coinvolti erano in tutto 27, di cui cinque adulti e ventidue bambini, tutti affetti da leucemia linfoblastica acuta. I partecipanti sono stati sottoposti a un trattamento con le cellule T personalizzate, frutto dell’ingegneria genetica, chiamate “CTL019”.
Gli autori della ricerca, di cui l’oncologo pediatrico Stephan A. Grupp che ha coordinato lo studio clinico e il dott. Michael Kalos, hanno presentato i risultati del follow-up durante l’annual Meeting of the American Society of Hematology (ASH) a New Orleans.

«I nostri risultati sono un’importante altra pietra miliare per dimostrare le potenzialità di questa terapia cellulare per i pazienti che non hanno altre opzioni terapeutiche – ha spiegato il prof. Grupp nel comunicato del Children’s Hospital of Philadelphia – Siamo anche molto contenti che questo approccio abbia funzionato ed è stato sicuro anche nei pazienti che hanno avuto una recidiva dopo un trapianto di midollo osseo».

Tra i pazienti, la prima a essere sottoposta alla terapia è stata una bambina di 8 anni di nome Emily Whitehead, che è risultata non avere più cellule cancerose nel corpo dopo il trattamento con le cellule T personalizzate eseguito nel mese di aprile 2012. Dopo la cura Emily ha continuato a svolgere le normali e tipiche attività dell’infanzia: come andare a scuola e giocare con il suo cane. La bambina è stata oggetto di numerose interviste, articoli e servizi Tv da dopo che i medici avevano annunciato i commoventi risultati nel corso della riunione di dicembre 2012 dell’ASH.

Sebbene durante il periodo di follow-up, vi siano state 6 recidive tra i 24 pazienti con risposta completa, i successi sono stati dell’89%. Nello specifico, vi sono stati 18 dei 24 pazienti pediatrici e adulti che hanno avuto risposte totali e complete nel corso del follow-up mediano di 2,6 mesi dopo il trattamento.
Le cellule T bioingenerizzate utilizzate in questo nuovo tipo di cura agiscono come dei veri e propri cacciatori di cellule cancerose, che vengono catturate e uccise. Le cellule cancerose in genere riescono a eludere la sorveglianza delle normali cellule T, ecco perché la scelta di impiegare cellule prelevate dal paziente e poi modificate in laboratorio e riprogrammate in modo da essere specializzate nella caccia alle cellule cancerose.
Queste “nuove” cellule si legano a una proteina chiamata “CD19”, che esiste solo sulla superficie delle cellule B. Poi, le cellule T riprogrammate vengono restituite al corpo del paziente, dove proliferano ed eliminano le cellule B. Inoltre, restano in circolazione nell’organismo contribuendo a evitare la ricorrenza del cancro.
http://www.lastampa.it/2013/12/09/scienza/benessere/medicina/ecco-le-cellule-che-curano-la-leucemia-e-altre-forme-di-cancro-del-sangue-Lyq794VAcqNORw5wa0lyUK/pagina.html