sabato 1 giugno 2013

Intolleranza al lattosio: cos’è, come affrontarla


LM&SDP
Si fa presto a dire “intolleranza al lattosio”, ma siamo sicuri si tratti proprio di questo disturbo quando avvertiamo certi sintomi?
Partendo dal presupposto che non si tratti soltanto di una somatizzazione mentale – come suggerito da uno studio di qualche tempo fa – analizziamo insieme agli esperti quali sono i sintomi reali e le semplici strategie da adottare in caso di accertata intolleranza.

L’intolleranza al lattosio è in sostanza l’incapacità di digerire lo zucchero presente nel latte e in altri prodotti caseari o derivati del latte. Quasi la maggioranza degli zuccheri presenti nel latte (il 98%) infatti è costituita dal lattosio.
Il problema si manifesta quando vi sia nell’organismo una carenza dell’enzima Lattasi. Questi è responsabile del processo di metabolizzazione del lattosio nell’intestino tenue, per cui se manca si hanno dei problemi. Il problema, secondo gli esperti, si manifesta subito dopo lo svezzamento, tappa in cui circa il 75 per cento delle persone perde l’enzima lattasi.

Come in parte riportato da uno studio pubblicato sul Scandinavian Journal of Gastroenterology, questo tipo di intolleranza non è equamente distribuita tra la popolazione mondiale: se è un problema per soltanto il 3 per cento circa degli scandinavi, si arriva a quasi al 100 per cento tra le popolazioni asiatiche o i nativi americani. In Italia l’incidenza varia dal 20 al 50 per cento, a seconda delle zone.

Da non confondere con l’allergia, dove vi è un problema con le proteine del latte, l’intolleranza si manifesta con alcuni sintomi tipici – anche se molte persone che presentano una carenza di lattasi sono asintomatiche.
Primo tra tutti i sintomi è la diarrea che colpisce fulminea chi abbia problemi di lattasi. Questo sintomo si manifesta per via dell’azione osmotica promossa dal lattosio non digerito che richiama molta acqua che non viene assorbita e, quindi, poi espulsa con le feci.
Altri sintomi comuni sono i crampi addominali, il gonfiore addominale, la flatulenza e la nausea.
I sintomi possono essere più o meno gravi a seconda della misura in cui il problema lattasi interessa un individuo.

Ma come fare per capire se si è intolleranti al lattosio?
Gli esperti della Mayo Clinic, per esempio, suggeriscono di tenere anzitutto d’occhio i sintomi  – come quelli succitati – che si possono manifestare dopo il consumo di latte o prodotti derivati.
In questo caso, verificare se si tratta di un problema legato a questo tipo di prodotti alimentari è abbastanza semplice: basta eliminare dalla dieta questi cibi e osservare se i sintomi si ripresentano.
In assenza di sintomi gravi, la maggior parte dei pazienti non ha bisogno di rivolgersi a uno specialista, o sottoporsi a esami diagnostici.
Altra questione da prendere in considerazione è la possibilità che i sintomi dell’intolleranza si sovrappongano a quelli, per esempio, della sindrome del colon irritabile (o colite) o la malattia di Crohn. In questi casi, per fugare eventuali dubbi, si può ricorrere a un test del respiro all’idrogeno.

Una volta che si è accertato di essere davvero intolleranti al lattosio, si possono attuare tutte le strategie di controllo del problema.
Per esempio, secondo gli esperti della Mayo Clinic, si possono assumere prima dei pasti degli integratori di lattasi: in questo modo si possono ridurre, se non addirittura eliminare, i sintomi associati all’intolleranza. Questo è un rimedio per tutti coloro che non vorrebbero rinunciare al latte e i suoi derivati – anche per chi intende assorbire il Calcio con questi alimenti.
Se è quest’ultimo il problema, è bene ricordare che il Calcio non è contenuto soltanto nel latte e derivati, ma anche in cibi come broccoli, cavolo, salmone, arance, fagioli, rabarbaro, spinaci, sostituti vegetali del latte come quello di soia o di riso e tutti i prodotti arricchiti di Calcio come pane e succhi di frutta.
Dalla Mayo Clinic ricordano tuttavia che gli integratori di lattasi non funzionano con tutte le persone.

Come suggerito da diversi studi, un’altra strategia per combattere l’intolleranza al lattosio è, partendo da pochissime quantità, quella di introdurre poco per volta il latte nella propria alimentazione. Ricerche condotte su pazienti con questo problema hanno mostrato che in molti casi si tornava a tollerare il lattosio – basta non avere troppa fretta.

Se il problema è anche l’assorbimento di vitamina D, altri cibi che la contengono sono le uova, il fegato e lo yogurt – che è noto possono assumere anche gli intolleranti al lattosio, dato che questo è già stato degradato dai batteri presenti nell’alimento. Infine, non dimenticare che l’esposizione ai raggi solari permette di sintetizzare questa preziosa vitamina.

Altre strategie suggerite dalla Mayo Clinic sono l’assumere – in piccole dosi – il latte o i prodotti derivati insieme ad altri cibi: in questo modo è più facile che siano digeriti. Poi, si possono “saggiare” diversi tipi di prodotti caseari, dato che il contenuto di lattosio varia da tipo a tipo – per cui non è detto che tutti facciano male. Infine, tenere presente che non tutti i prodotti di questo genere contengono lattosio – ne esistono infatti sul mercato creati apposta a ridotto contenuto o anche in totale assenza.

Ultimo consiglio è quello di leggere sempre bene le etichette dei prodotti alimentari che ci si accinge a comprare perché spesso non solo si utilizza il latte, ma il lattosio può essere nascosto nei diversi ingredienti.