venerdì 21 febbraio 2014

Artrite: i dolori si possono ridurre del 90% con la rosa canina Un estratto di bacche di rosa canina ha dimostrato di riuscire a ridurre della quasi totalità i dolori causati dall’osteoartrite, divenendo una valida e naturale alternativa agli antidolorifici di sintesi che non sono esenti da effetti collaterali, anche pesanti

Dalle bacche di rosa canina si è ottenuto un rimedio efficace contro i dolori da osteoartrite.


CONTRO I DOLORI DA ARTRITE, UN SEMPLICE ESTRATTO DALLE BACCHE DI ROSA CANINA: UN TIPO DI ROSA SELVATICA CHE CRESCE NEI CAMPI INCOLTI. IL RIMEDIO SI PONE COMEUNA VALIDA ED EFFICACE ALTERNATIVA (O INTEGRAZIONE) AI FARMACI ANTIDOLORIFICI DI SINTESI CHE SPESSO PORTANO CON SÉ ANCHE PESANTI EFFETTI COLLATERALI.


La Natura spesso ha le risposte. E chi pensa ancora che “naturale” sia sinonimo di poco efficace dovrebbe anche ricordare che la quasi totalità dei farmaci chimicisono alla fine composti di principi attivi derivati o studiati da piante: per cui si comprende come infine sia sempre la Natura a fornire appunto le risposte. E, oggi, la risposta arriva anche nei confronti del trattamento dei dolori da artrite e osteoartrite (in forma cronica) che è una malattia degenerativa con alto indice invalidante.


Ad aver studiato gli effetti di un estratto di rosa canina sul dolore sono stati i ricercatori della Frederiksberg University di Copenaghen, che hanno scoperto come questo rimedio riducesse in modo significativo i dolori anche forti nel 90% dei casi – in particolare, i dolori alle mani.

Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sull’Open Journal of Rheumatology and Autoimmune Disease, è stato condotto su 30 pazienti affetti da osteoartrosi con problemi sia agli arti superiori che inferiori. L’osteoartrite, infatti, colpisce proprio le articolazioni rendendo spesso difficile – se non impossibile – compiere normali azioni quotidiane come aprire un barattolo, tenere le posate in mano o legarsi le scarpe.


L’estratto di rosa canina è stato ricavato dalle bacche, note anche con il nome di “cinorrodi”, che maturano da fine estate ad autunno inoltrato (a seconda delle zone) e sono caratterizzate da una forma ovoidale e di un colore che va dal giallo al rosso intenso.

Questi frutti contengono molta Vitamina C, che è presente in quantità fino a 50-100 volte superiore rispetto ai più noti agrumi. Altro componente degno di nota è il licopene, un rinomato e potente antiossidante che, tra gli altri, aiuta a ridurre il colesterolo LDL, a combattere l’invecchiamento e l’infiammazione.


I risultati dei test condotti in questo studio clinico hanno inoltre mostrato che l’estratto, somministrato sotto forma di pillole, aveva un effetto sul dolore che era duraturo nel tempo; per cui i ricercatori ritengono che chi lo assume possa ridurre in modo significativo l’assunzione di antidolorifici di sintesi.A conclusione, gli autori ricordano che le pillole di rosa canina – che sono state oggetto di brevetto – saranno a breve disponibili sul mercato per tutti coloro che voglio provare un’alternativa ai farmaci antalgici. 

La prima impressione è davvero quella che conta L’idea che ci facciamo di una persona, alla prima impressione, è così potente che ci induce a ignorare ciò che ci verrà detto di questa persona anche poco dopo. Ecco come i giudizi spesso sono duri a morire Ricercatori hanno osservato come la prima impressione data dall'aspetto di una persona spesso sia quella su cui basiamo i nostri giudizi. Si dice che vedendo una persona per la prima volta, spesso la prima impressione è quella che conta e, secondo uno studio, a quanto pare è davvero così. E questa prima impressione è così potente che ci fa ignorare qualsiasi cosa di cui verremo a conoscenza o ci verrà detta di quella persona poco dopo. A dimostrazione che quando emettiamo un giudizio, poi è difficile convincerci che ci eravamo sbagliati. Ad aver osservato questo comportamento nelle persone sono stati i ricercatori canadesi dell’Università di Toronto che hanno valutato come l’orientamento sessuale fosse individuato e valutato dalle prime impressioni e osservazioni, piuttosto che in base alla conoscenza di quale fosse realmente questo orientamento. E la convinzione rimaneva tale anche se contraddetta dai fatti. «Noi giudichiamo i libri dalle loro copertine, e non possiamo fare a meno di farlo – ha commentato il dott. Nicholas Rule presentando il proprio studio al Society for Personality and Social Psychology (SPSP) annual conference di Austin – Sforzandoci possiamo superare questo, in una certa misura, ma abbiamo continuamente a che fare con la necessità di correggere noi stessi». Secondo i ricercatori, meno tempo abbiamo per formare un giudizio sull’altra persona, più è probabile che diamo ascolto alla nostra pancia, ossia a quello che ci suggerisce il nostro istinto. «Non appena vediamo un’altra persona, l’impressione si è creata – ha sottolineato Rule – Questo accade così velocemente (solo una piccola frazione di secondo) che ciò che vediamo a volte può prendere il sopravvento su quello che sappiamo». Nello studio sono stati coinvolti 100 partecipanti ambosessi al fine di valutare le prime impressioni sull’orientamento sessuale di 20 uomini, ritratti in altrettante foto che sono state fatte visionare ai volontari: questi dovevano identificarli come gay o eterosessuali. Le foto erano state precedentemente codificate sulla base di un parere condiviso sull’apparenza gay o etero degli uomini, che corrispondeva esattamente ai loro orientamenti sessuali della vita reale. I ricercatori hanno poi testato più volte il ricordo circa gli orientamenti sessuali degli uomini per garantire una perfetta memorizzazione da parte dei partecipanti. Terminata questa preliminare fase di apprendimento, i ricercatori hanno di nuovo mostrato ai partecipanti i volti degli uomini, variando la quantità di tempo che avevano a disposizione per classificare gli orientamenti sessuali. I risultati dei test hanno mostrato che meno tempo avevano i partecipanti per catalogare i volti, più era probabile che classificassero gli uomini a seconda che li avessero “visti” come gay o etero, piuttosto che in base a quanto che era stato detto loro circa la sessualità degli uomini ritratti. Avendo tuttavia più tempo a disposizione, i partecipanti ripensavano a quello che avevano imparato sulla sessualità maschile. «Sembravano dunque giudicare dalle apparenze quando sono stati costretti a emettere i loro giudizi in fretta – ha dichiarato Rule – Quando sono stati autorizzati a prendersi più tempo, però, hanno giudicato in base a ciò che sapevano degli individui». Le prime impressioni continuano a influenzare i nostri giudizi per molto tempo, anche se dopo queste veniamo in possesso di informazioni anche contradditorie, hanno sottolineato i ricercatori. Tuttavia, quando abbiamo maggiore tempo per pensarsi su, possiamo anche cambiare il nostro giudizio – ma la prima impressione continua comunque ad avere il suo peso. Il dott. Rule ha ribadito come gli studi condotti sul tema «contribuiscono a illustrare la natura spesso inevitabile di come formiamo le nostre impressioni sulle altre persone in base al loro aspetto». In quest’ottica dovremmo tenere conto che l’idea che ci siamo fatti di una persona in base al suo aspetto possa essere sbagliata, ma che anche l’impressione che abbiamo fatto noi in un’altra persona potrebbe essere altrettanto sbagliata. Questo dovrebbe insegnare che prima di emettere un giudizio dovremmo valutare quanto sappiamo davvero di una determinata persona, perché se l’istinto può essere anche un buon indicatore, spesso può anche essere confuso dai filtri mentali che abbiamo acquisiti nel tempo e che corrispondono alla “nostra” realtà (o realtà soggettiva), e non alla realtà oggettiva.

http://www.lastampa.it/2014/02/20/scienza/benessere/lifestyle/la-prima-impressione-davvero-quella-che-conta-X2bCoKPDsSZZyEJD9fwbKK/pagina.html