sabato 14 settembre 2013

I tatuaggi saranno belli da vedere, ma non fanno trovare lavoro

I tatuaggi sono sempre di moda. Forse un po’ meno di un tempo, ma pur sempre ricercati da diverse persone – specie giovani. Ma proprio i giovani sono spesso coloro in cerca d’occupazione e a quanto pare essere tatuati riduce le possibilità di essere assunti.

Come suggerito da diverse ricerche, i tatuaggi possono essere pericolosi per la salute, a causa della potenziale tossicità degli inchiostri utilzzati. Ma, oltre a ciò, possono farci restare disoccupati. E a sostenere che il tatuaggio riduce le chances che trovare lavoro è uno studio presentato di recente al "British Sociological Association conference on work, employment and society" di Warwick, nel Regno Unito. Lo studio, condotto dal prof. Andrew R. Timming, della scuola di Management presso l’Università di St Andrews, in Scozia, ha preso in esame se e come sono considerati i tatuaggi dai responsabili del personale e delle assunzioni delle aziende, scoprendo che i disegni sulla pelle sono giudicati negativamente dalla maggior parte dei datori di lavoro.

Nel suo studio, Timming e colleghi hanno intervistato 15 manager di azienda, di età compresa tra i 30 e i 60 anni, che erano responsabili delle assunzioni presso diverse società, tra cui alberghi, librerie, banche, enti pubblici, università e persino carceri.
L’indagine si è concentrata sulle reazioni di fronte ai tatuaggi visibili sul corpo del candidato all’assunzione.

Timming ha riportato come la maggioranza degli intervistati abbia giudicato inaccettabile la presenza di uno o più tatuaggi sul corpo del candidato. L’impressione principale che hanno riportato i manager di fronte al candidato tatuato è stata quella di una persona sporca e magari anche di un delinquente.
I selezionatori hanno anche riferito di essere tendenzialmente restii ad assumere una persona tatuata, e i tatuaggi stessi sono stati l’argomento principale tra di essi del dopo colloquio con il candidato.

«I responsabili delle assunzioni – ha spiegato Timming – si rendono conto che, in ultima analisi, non importa quello che loro pensano dei tatuaggi. Ciò che conta davvero, invece, è come i clienti potrebbero percepire i dipendenti con tatuaggi visibili. Gli intervistati hanno espresso la preoccupazione che i lavoratori visibilmente tatuati possono essere percepiti dai clienti come “aberranti”, “ripugnanti”, “sgradevoli” e “disordinati”. Si è ipotizzato che i clienti potrebbero proiettare un’esperienza di servizio negativa sulla base di stereotipi che le persone tatuate sono teppisti e drogati».

L’effetto negativo riscontrato nei confronti dei tatuaggi, sottolinea il ricercatore, è stato dato soltanto da quelli visibili; quelli nascosti non sono stati presi in considerazione dato che all’occhio non risultano visibili, per cui non possono essere oggetto di giudizio – anche da parte dei clienti.
Come ipotizzato, a offrire più resistenza nei confronti dei tatuaggi erano i soggetti più anziani. Tuttavia, l’effetto negativo resta comunque nella società in genere, nonostante questa pratica sia più diffusa che un tempo.
Tra i tipi di tatuaggio più accettabili, hanno dichiarato i manager, vi erano quelli a motivo floreale o tipo farfalle e altri simboli innocui; quelli rappresentanti teschi, ragnatele, morte e altre situazioni giudicate negative sono stati quelli oggetto di maggior rifiuto e considerati offensivi. Infine, anche se responsabili delle assunzioni hanno detto di non avere nulla contro i tatuaggi in sé, a causa della potenziale cattiva immagine che potrebbe portare all’azienda una persona tatuata, sono più propensi a non assumerla.
Chi ha intenzione di tatuarsi ed è disoccupato è avvisato.

Brutti ricordi? Ora si possono cancellare

I ricordi associati a brutte esperienze possono influire in modo negativo sulla nostra vita. Lo possono fare quando si è coscienti della loro presenza, ma anche quando non ne siamo coscienti.
L’idea di poterli dunque cancellare in modo definitivo – piuttosto che seppellirli da qualche parte – ed evitare così che continuino a influenzare il nostro benessere può solleticare molti. E oggi, a seguito di un nuovo studio condotto su modello animale dai ricercatori della, questo sogno potrebbe divenire realtà.

Pubblicata sulla versione online della rivista Biological Psychiatry, la ricerca si è focalizzata sul cancellare pericolosi ricordi associati agli effetti delle meta-anfetamine in un gruppo di topi, senza tuttavia intaccare gli altri ricordi.
In una serie di esperimenti i ricercatori hanno inibito la polimerizzazione dell’actina – ossia la produzione di grandi molecole – bloccando un motore molecolare chiamato miosina II nel cervello dei modelli durante la fase di formazione della memoria correlata alle meta-anfetamine.

Questa procedura ha mostrato che i topi hanno perduto immediatamente e in modo definitivo i ricordi associati alle meta-anfetamine, senza che tuttavia fossero intaccati gli altri ricordi.
I ricordi, in questo caso, non erano “brutti”, ma pericolosi in quanto erano associati a effetti gratificanti dall’assunzione di meta-anfetamine quali possono essere quelli derivanti dall’assunzione di droghe.
In questo studio, i topi hanno mostrato di non avere alcun interesse nei confronti della meta-anfetamina e dei suoi – in questo caso precedenti – effetti gratificanti. Un po’ come se non avessero mai avuto a che fare con questa sostanza. Tuttavia, come accennato, il comportamento correlato alle altre memorie, quali per esempio la ricompensa in cibo era rimasto inalterato.

I risultati dello studio suggeriscono che può essere possibile cancellare selettivamente i ricordi. La scoperta potrà essere utilizzata un giorno nel trattamento delle malattie mentali e i problemi legati alle esperienze traumatiche. Ulteriori ricerche sull’essere umano saranno tuttavia necessarie prima di iniziare una sperimentazione.