domenica 12 maggio 2013

Peperoni e pomodori per ridurre il rischio di Parkinson


LM&SDP
Ci sono cibi che contengono naturalmente nicotina. E’ una presenza bilanciata che non produce gli effetti negativi se assunta, magari, in altre forme.
Questa sostanza, secondo uno studio dell’Università di Washington a Seattle, sarebbe capace di ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.

Quando vi è una perdita di cellule cerebrali atte a produrre dopamina, accade che possano insorgere i disturbi del movimento tipici della malattia di Parkinson. Tra questi, vi sono i noti tremori a viso, mani, braccia e anche gambe. Altri sintomi possono essere rigidità degli arti, difficoltà di movimento e lentezza, perdita di equilibrio.
Ogni anno sono migliaia i nuovi casi di Parkinson segnalati e, allo stato attuale, non esiste una cura: si possono soltanto trattare i sintomi farmacologicamente o con altre procedure.

La presenza naturale di nicotina è caratteristica delle piante appartenenti alla famiglia delle solanacee  – di cui fa parte anche la pianta di tabacco. Tuttavia, gli studi sugli effetti di questa sostanza assorbita per mezzo di quest’ultima pianta sono contradditori e non è chiaro se fornisca o meno un effetto protettivo.

In questo nuovo studio, la dottoressa Susan Searles Nielsen e colleghi dell’Università di Washington a Seattle hanno reclutato 490 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson ricevuta poco prima e altri 644 soggetti che non presentavano condizioni neurologiche, che avrebbero fatto da gruppo di controllo.
Per valutare l’apporto di nicotina nella quotidianità, ai partecipanti sono stati distribuiti dei questionari atti a sondare il tipo di dieta seguito e l’uso di tabacco.

Dai dati raccolti e le analisi si è scoperto che il consumo di verdure in generale non influenzava il rischio di Parkinson, mentre invece il consumo in particolare di solanacee riduceva questo rischio. Di queste, i peperoni si sono dimostrati i più efficaci nella riduzione del rischio.

Il dato interessante è che l’ipotizzata protezione è risultata essere attiva principalmente negli uomini e nelle donne che non avevano mai fumato o che lo avevano fatto per un ridotto periodo di tempo. Il dato è interessante proprio perché il tabacco è la pianta che contiene più nicotina di tutte quelle oggetto dello studio.

«Il nostro studio – spiega Searles Nielsen nel comunicato UW – è il primo a indagare l’apporto di nicotina nella dieta e il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Simile ai molti studi che indicano che l’uso del tabacco potrebbe ridurre il rischio di Parkinson, i nostri risultati suggeriscono anche un effetto protettivo della nicotina, o forse una sostanza chimica simile, ma meno tossica nei peperoni che nel tabacco».

La scoperta, secondo i ricercatori è importante perché potrebbe portare a nuove vie da seguire nella ricerca di una cura per questa malattia. Ulteriori studi, per approfondire, sono dunque raccomandati.

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