lunedì 28 gennaio 2013

Facebook ci rende più invidiosi e insoddisfatti


L’uso del più famoso social network al mondo pare faccia poco bene all’umore e ai sentimenti, poiché dal suo utilizzo ne deriverebbero frustrazione, invidia e insoddisfazione. Lo studio
Chi non ha il suo profilo su Facebook? Quelli che utilizzano Internet, praticamente tutti – o quasi.
E’ una consuetudine. Così come lo è aggiornare la propria pagina aggiungendo foto, commenti, link e via dicendo. Anche i messaggi tra gli utenti sono popolari, ma quello che pare faccia più effetto è proprio il profilo e i suoi possibili aggiornamenti.
Spesso, le buone notizie pubblicate dall’interessato non sempre sono vissute come tali da chi le legge.

Per comprendere meglio questo fenomeno, i ricercatori tedeschi del Dipartimento di Sistemi Informativi della Technische Universität Darmstadt e l’Istituto dei Sistemi Informativi della Humboldt-Universität zu Berlin hanno condotto uno studio per valutare i sentimenti delle persone che utilizzano Facebook.
Dalle interviste condotte e dai dati raccolti il professor Peter Buxmann e la dottoressa Hanna Krasnova hanno scoperto che più di un terzo degli intervistati hanno dichiarato di provare dei sentimenti in prevalenza negativi, come per esempio la frustrazione. Causa di questo sentimento è spesso l’invidia che pare gli utenti abbiano dei loro “amici” del social.

«Sebbene gli intervistati fossero riluttanti ad ammettere di aver provato invidia, mentre erano collegati a Facebook – ha spiegato la dottoressa Krasnova nel comunicato TUD – spesso si presume che l’invidia possa essere la causa che si cela dietro alla frustrazione da “altri” su questa piattaforma: una chiara indicazione che proprio l’invidia è un fenomeno saliente nel contesto di Facebook».
Come accennato, sarebbe dunque l’ostentato successo in qualche ambito segnalato dagli “amici” virtuali che può promuovere il confronto sociale che, a sua volta, può scatenare il conflitto e provocare invidia con maggiore facilità.

Secondo i ricercatori, i soggetti che sono più a rischio frustrazione e invidia sono proprio quelli che di solito fruiscono del social network come fonte di informazioni. Le più comuni azioni sono la lettura di messaggi di amici, il controllo dei feed relativi alle notizie, o la navigazione attraverso le foto.
Questo modo di fare, poi, spesso porta a una spirale in cui l’invidia la fa da padrona e uscire da questo circolo vizioso diviene difficile, sottolineano gli autori.

Altro dato emerso dall’indagine è che circa un quinto di tutti gli eventi più recenti online/offline  che avevano provocato l’invidia tra gli intervistati ha avuto luogo in un contesto di Facebook, a dimostrazione dell’enorme ruolo che il social network ha sull’emotività degli utenti.
La “spirale invidia”, si manifesta infine con il comportamento quasi compulsivo da parte dell’utente che – proprio per invidia – tende a migliorare il proprio profilo aggiungendo notizie buone per lui, successi e altro. Solo che, in questo modo, si scatena l’invidia di un altro, il quale, a sua volta arricchisce il proprio profilo… Ecco come si crea la spirale, che rischia di diventare senza fine.

Tra le categorie che più sono state oggetto d’invidia pare non vi sia, per esempio, il lavoro o la carriera, ma le vacanze, lo svago, l’amore e il tempo libero. Queste categorie sono anche quelle più aggiornate con foto e ricordi vari – per cui anche le più seguite. I sentimenti di frustrazione e invidia influiscono non solo nella vita “virtuale” del social, ma hanno anche un impatto negativo sulla vita di tutti i giorni, è infine emerso dall’indagine.
«In considerazione del fatto che l’uso di Facebook è un fenomeno mondiale e l’invidia è un sentimento universale, un sacco di persone sono soggette a queste conseguenze dolorose», conclude la dottoressa Helena Wenninger, coautrice dello studio.
I risultati dell’indagine saranno presentati al’11th International Conference Wirtschaftsinformatik (Sistemi Informativi ) che si terrà a Lipsia, in Germania, dal 27 febbraio al 1 marzo 2013.
http://www.lastampa.it

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