martedì 16 aprile 2013

Licenziata da Vogue, si vendica con un libro: «Ecco il lato oscuro della moda»


 Dopo essere stata licenziata in tronco da «Vogue Australia», di cui è stata direttrice per 13 anni, la prima reazione di Kristie Clements è stata quella di vendicarsi scrivendo un e-book,
dal titolo «The Vogue factor», in cui racconta al mondo intero tutto ciò che ha visto durante i 25 anni passati alle dipendenze di Vogue.

Nel suo libro denuncia la vita-non vita delle modelle, costrette a mentire nelle interviste, dichiarando di seguire un regine dietetico equilibrato quando, pur di lavorare, oltre a far incetta di diuretici, lassativi, cocaina e anfetamine per tirarsi sù, sono capaci persino di nutrirsi di piccoli pezzi di stoffa, pur di mettere a tacere i morsi lancinanti della fame. Per non parlare di chi, come già confermato dall'americana Amy Lemons, imbeve del succo d'arancia in batuffoli di cotone che poi ingoia per sentrsi un po' sazia e sopravvivere al casting e alla sfilata in cui deve assolutamente entrare in vestiti concepiti per adolescenti senza forme. Durante un viaggio in Marocco, Kristie Clements ricorda come la modella protagonista dell'adv fu costretta a rimanere tre giorni senza mangiare nulla: alla fine era così debole che non riusciva nemmeno a stare in piedi e tenere gli occhi aperti. Per gli standard malati che dettano legge nel fashion system, le modelle australiane sono considerate grasse: ora è la taglia 34 il Santo Graal delle modelle, non più la 38.

Chi ha la fortuna di essere stata scelta per sfilare per la fashion week parigina deve assolutamnente perdere peso, altrimenti è fuori. Come riuscirci? Semplice. Basta non nutrirsi affatto, né di tessuti né di ovatta, ma utilizzare flebo per via endovenosa grazie alla complicità ben retribuita di medici compiacenti. Il libro di Kristie Clements, dove vengono raccontati tutti gli episodi appena descritti, ha scatenato un tale putiferio nell'ambiente che l'ex direttrice si è vista costretta a rilasciare un comunicato stampa ufficiale per dichiarare di non aver scritto il libro per vendetta contro il suo ex magazine, ma per mettere in guardia le modelle e, soprattutto, chi sogna di diventarlo un giorno, dai rischi del mestiere per la sua salute. Nessuno le crede, dato che quello che ha scritto è la pura e semplice verità: fare la modella significa sottoporsi a un'istigazione costante all'anoressia da parte di direttori di fashion magazine, stilisti, fotografi e addetti ai casting, tutti colpevoli di obbligare splendide ragazze nel fiore dei loro anni a lasciarsi morire di fame pur di lavorare per gente così...

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