martedì 11 marzo 2014

Marijuana, un possibile rimedio contro l’ansia I cannabinoidi contenuti nella Marijuana sembrano essere particolarmente attivi nella regolazione dell’ansia

L’ansia sarà forse un giorno ribattezzata come il male del Ventunesimo secolo. Conduciamo una vita per niente a misura d’uomo, le nostre azioni sono una corsa a ostacoli perché ci manca il tempo per pensare a chi siamo e cosa desideriamo realmente. Tutto ciò non fa altro che aumentare il grado di stress con conseguenti stati d’ansia più o meno marcati.

Eppure un rimedio che sia realmente in grado di contrastarla ancora non esiste. Gli psicofarmaci, infatti sono per lo più sedativi dell’intero sistema nervoso, per cui, di norma, sopprimo solo il disturbo anziché guarirlo davvero.
Una nuova speranza, tuttavia, ci arriva da un gruppo di ricercatori internazionali – tra cui gli scienziati della Hokkaido University di Sapporo (Giappone), l’Accademia Ungherese delle Scienze di Budapest e l’Indiana University di Bloomington – guidati da alcuni professori della Vanderbilt University. Secondo i loro studi, i nostri recettori dei cannabinoidi – i principali principi attivi della Marijuana – esercitano un importante ruolo a livello cerebrale coinvolto nella regolazione dell’ansia e la risposta allo stress (flight-or-fight response).
Per la prima volta uno studio è stato in grado di mettere in evidenza i recettori dei cannabinoidi nel nucleo centrale dell’amigdala (in uno studio condotto su animali).

La ricerca, riportata sulla rivista Neuron e guidata da Sachin Patel – professore di Psichiatria e di Fisiologia Molecolare e Biofisica – potrebbe in qualche modo spiegare il motivo per cui i consumatori di Marijuana, affermano molto spesso di assumerla soprattutto per ridurre i loro stati d’ansia.
I dati, ottenuti anche grazie alla collaborazione di Teniel Ramikie, uno studente laureato nel laboratorio di Patel, hanno anche potuto dimostrare come le cellule nervose prodotte da questa zona del cervello siano in grado di rilasciare naturalmente degli “endocannabinoidi”.
Secondo Petel, «Lo studio potrebbe essere molto importante per capire come la cannabis esercita i suoi effetti comportamentali».

In alcuni Paesi la Marijuana è già stata legalizzata. In Italia, per ora non si sa nulla, ma quello che è certo è che se accadrà le persone che potranno avere a disposizione l’eventuale farmaco saranno sempre maggiori.
Secondo i ricercatori, che si sono basati anche su studi precedenti, il sistema endocannabinoide è un regolatore naturale dell’ansia e dello stress che coinvolge il neurotrasmettitore glutammato.
Lo stress, sia di tipo acuto o cronico o un grave trauma emotivo, possono causare la riduzione della produzione di tali endocannabinoidi e la reattività dei sensori che comunicano con il neurotrasmettitore. Il risultato è che senza questo effetto “buffering”, l’ansia aumenta notevolmente. Se da un lato i cannabinoidi esogeni provenienti dalla Marijuana riducono l’ansia, è anche vero che dall’altra parte l’uso continuativo di questa sostanza potrebbe aumentarla e innescare un circolo vizioso, di potenziamento del dosaggio fino a creare una vera e propria dipendenza.

Per arrivare a tali ipotesi, durante la ricerca sono state adoperate apparecchiature di microscopia elettronica che hanno permesso di visualizzare sia le singole sinapsi che gli spazi esistenti fra una cellula nervosa e l’altra.
«Sappiamo dove sono i recettori, sappiamo qual è la loro funzione, sappiamo come questi neuroni rendono i propri cannabinoidi. […] Tutto ciò potrebbe cambiare radicalmente la nostra comprensione della comunicazione cellulare nell’amigdala», concludono gli autori.

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