Scegliere la colorazione giusta per noi non è solo questione di qualità del prodotto. A influire sulla decisione ci sono anche elementi che dipendono dal nostro fisico, primo fra tutti la tonalità che caratterizza la nostra pelle. Infatti, se l'incarnato non è armonico con la nuance dei nostri capelli possono ottenersi risultati spiacevoli, come un aspetto più stanco, più duro o anche semplicemente poco adatto al nostro modo di essere. Non a caso, uno dei top hairstylist italiani ha realizzato un'app per iPad pensata proprio per questo: Franco Curletto, infatti, ha introdotto nei suoi saloni Color Art, un'applicazione che personalizza il servizio colore proprio sulla base delle cromie di pelle e occhi della singola cliente. Vediamo quali sono le regole generali per fare una scelta appropriata, che poi lo stilista di fiducia realizza e perfeziona in salone. Incarnato olivastroL'incarnato di questo tipo è tipico delle donne mediterranee. Pensiamo a volti come Penelope Cruz o Salma Hayek, in cui i capelli scuri esaltano i colori freddi e decisi di pelle e occhi. In questo caso la scelta migliore è rispettare le nuance naturali, optando per tinte che vanno dal nero al castano. Le più giovani possono osare di più, arrivando fino al nero corvino. Chi è arrivato agli anta deve preferire invece nuance più morbide, per evitare di indurire troppo i tratti. Da ricordare che per tutte vale la regola di non farsi tentare da toni chiari o da interventi pensati per scaldare, come aggiungere nuance in mogano o caramello.Pelle dorataLa pelle di questo tipo è sempre scura ma, a differenza di quella olivastra, la dominante in questo caso è calda. Il nero non è un buon alleato perché indurisce troppo e assorbe la luminosità della pelle. Meglio optare per i castani con riflessi dal cioccolato al caramello. Mentre anche in questo caso il biondo è da evitare, perché l'effetto risultante sarebbe fuori luogo, un fake che rischierebbe di invecchiare il viso. Al contrario, la tecnica dello shatush valorizza e illumina.Carnagione ambrataCon questa tipologia indichiamo pelli che possono essere molto chiare o di media intensità, ma non sono mai bianche, perché mantengono una tonalità calda. Per queste caratteristiche, è meglio non scegliere colori freddi, piuttosto assecondare la cromia naturale con una base che va dal biondo scuro al castano chiaro. Se poi i capelli naturali sono rossi, assecondare il rosso di base è la soluzione migliore, senza tentazioni per il biondo o per il castano.Pelle di porcellanaLa pelle di questo tipo è bianca e trasparente, con una dominante più fredda. La si distingue da quella ambrata per il colore delle vene blu e non verde. Da evitare la gamma dei rossi, dal rame al mogano, perché sono tinte calde che, contrariamente a quanto si crede in generale, non valorizzano la nuance chiara della pelle. Bene invece con i biondi freddi, i castani senza riflessi ramati o caramello. Una buona soluzione per addolcire i lineamenti è scegliere colorazioni che diano ai capelli luminosità e movimento, per evitare l'effetto parrucca che toglierebbe naturalezza.
(a cura di ESTETICA)
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Su usa dire che l’occasione fa l’uomo ladro, e un fondo di verità c’è, perché se questa presunta occasione arriva quando abbiamo poco tempo per decidere, l’istinto pare porti l’essere umano a favorire un comportamento egoistico, dove prevale il rendiconto momentaneo e personale. Per questo motivo, quando le persone sono sotto pressione, tenderebbero a essere disoneste, a mentire.
Ecco quanto scoperto da un team di ricercatori dell’Università di Amsterdam (Paesi Bassi) e della Ben-Gurion University (Israele), che sono partiti dai risultati di precedenti studi che suggerivano come il primo istinto di una persona sia quello di servire il proprio interesse personale, e che le persone sono più propense a mentire quando possono giustificare tali menzogne a se stessi.
Tenendo così presente questi risultati, il dottor Shaul Shalvi, insieme a Ori Eldar, Yoella Bereby-Meyer e colleghi della Ben-Gurion hanno voluto osservare quale fosse il comportamento di una persona nelle diverse situazioni.
«Secondo la nostra teoria – spiega Shalvi – le persone agiscono in prima battuta per soddisfare i propri istinti egoistici, e solo con il tempo prendono in considerazione quello che può essere un comportamento socialmente accettabile. Quando le persone agiscono di fretta, possono tentare di fare tutto il possibile per assicurarsi un profitto, tra cui la deformazione delle regole etiche e la menzogna. Avere più tempo per decidere porta la gente a limitare la quantità di menzogne e a non barare».
Per questo studio, i ricercatori hanno coinvolto circa 70 partecipanti adulti che dovevano lanciare un dado tre volte, per poi riferire il risultato allo sperimentatore che non aveva modo di verificare di persona quanto ottenuto con i dadi dai volontari.
I partecipanti sono stati in prima battuta istruiti per riportare il risultato del primo lancio del dado. E, maggiore era il punteggio ottenuto, maggiore era il premio in denaro che avrebbero ricevuto. Il premio in denaro fungeva da potenziale giustificazione al mentire.
Quando dovevano riportare anche i risultati dei due successivi lanci, i partecipanti potevano giustificare il rendiconto e decidere se i punteggi ottenuti erano maggiori o minori del primo lancio del dado.
La differenza tra i test era che alcuni dei partecipanti erano sotto la pressione del tempo a disposizione nel riferire il punteggio ottenuto: questi dovevano infatti riferirlo entro 20 secondi dal lancio. Gli altri volontari avevano invece a disposizione tutto il tempo che ritenevano necessario.
Al termine di questa prima fase di test, i ricercatori hanno scoperto che tutti e due i gruppi – quello sotto pressione di tempo e quello no – avevano mentito circa i punteggi ottenuti con i lanci dei dadi.
Poiché i ricercatori non potevano sapere quali fossero realmente i punteggi ottenuti, hanno confrontato le risposte dei partecipanti con quelle che avrebbe fornito una persona che non mente. Questo confronto ha permesso di scoprire che chi era sotto pressione aveva mentito in maggiore misura, rispetto a chi aveva più tempo per rispondere.
Nel secondo esperimento i partecipanti non hanno ricevuto informazioni che potessero aiutarli a giustificare le loro menzogne: per esempio dovevano lanciare il dato una volta sola e poi riportare il risultato. Anche qui, una parte doveva rispondere in 20 secondi; l’altra non aveva vincoli di tempo.
I risultati finali, pubblicati sulla rivista Psychological Science, mostrano che i partecipanti che erano sotto la pressione del tempo avevano mentito, mentre coloro che non hanno avuto un vincolo di tempo non hanno mentito.
In linea generale, ciò che i due esperimenti hanno mostrato è che le persone sono più propense a mentire quando il tempo per decidere è poco. Quando invece il tempo non è un problema, le persone possono trovarsi a mentire solo quando hanno delle giustificazioni per farlo.
«Una conseguenza di questi attuali risultati è quella di aumentare la probabilità di comportamenti onesti nel mondo degli affari o nelle decisioni personali. E’ importante non mettere la persona all’angolo, ma piuttosto darle modo di prendersi il suo tempo. Le persone di solito sanno che è sbagliato mentire, hanno solo bisogno di tempo per fare la cosa giusta», conclude il dottor Shalvi.
Un nuovo studio dell'Università di Bologna, simulando metodi di cura più vicini alla pratica clinica, ha confermato l'efficacia della terapia basata su un virus che uccide selettivamente i tumori. La ricerca, pubblicata sulla rivista PLoS Pathogens, dimostra che un particolare virus herpes, selettivamente programmato per uccidere le cellule tumorali, non è efficace solo quando viene iniettato all'interno del tumore in condizioni di laboratorio, ma anche quando viene somministrato per via generale.Nel nuovo studio, finanziato anche dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, la terapia è stata diffusa per via sistemica, per somministrazione intraperitoneale, quindi in condizioni operative clinicamente più realistiche. Il risultato rappresenta un ulteriore passo verso lo sviluppo di nuove terapie contro le metastasi per la cura dei pazienti colpiti da tumori del seno e dell'ovaio.Due gruppi di ricerca dei Dipartimenti di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale e di Farmacia e Biotecnologie dell'Università di Bologna - spiega una nota dell'ateneo bolognese - lavorano da anni a questa terapia innovativa. Nel 2009, i ricercatori guidati da Gabriella Campadelli-Fiume, avevano ideato un virus derivato da quello dell'herpes, programmato per entrare selettivamente nelle cellule tumorali. Il virus modificato non aggredisce le cellule normali e non provoca quindi le classiche lesioni erpetiche alle labbra, ma è capace di riconoscere e distruggere i tumori del seno e dell'ovaio che presentano uno specifico marcatore (HER-2). Una patologia di cui ogni anno in Italia si riscontrano 42mila nuovi casi, con oltre 10mila mortali."Molti scienziati nel mondo - spiega Gabriella Campadelli-Fiume - stanno cercando di produrre virus oncolitici, cioè che distruggono le cellule tumorali. Spesso le modificazioni operate, che rendono l'agente virale innocuo per l'organismo ospite, lo rendono anche scarsamente aggressivo nei confronti del tumore e quindi, dal punto di vista terapeutico, poco efficace. Noi siamo i primi a essere riusciti a ottenere un virus herpes riprogrammato in grado di colpire le cellule tumorali con marcatore HER-2, senza infettare le altre cellule sane, indirizzando così tutta la sua capacità distruttiva solo sulle cellule malate".I nuovi studi hanno dimostrato che il virus modificato può curare topi di laboratorio portatori di metastasi di tumori umani all'interno dell'addome. Per farlo è stato messo a punto un modello murino (la cavia utilizzata per gli esperimenti) portatore di tali neoplasie che è stato usato per dimostrare l'efficacia del virus riprogrammato.Alla realizzazione del modello ha lavorato un team guidato da Pier Luigi Lollini in collaborazione con l'Istituto Rizzoli di Bologna. "E' difficile studiare in laboratorio la diffusione metastatica dei tumori umani - sottolinea Lollini - , per questo abbiamo sviluppato un sistema-modello che riproduce nei topi la diffusione metastatica dei tumori dell'ovaio e del seno, consentendoci di testare nuove terapie antitumorali in condizioni che rispecchiano quelle umane".Per il futuro, l'obiettivo è arrivare alla fase di sperimentazione preclinica e proprio per questo gli studiosi sono alla ricerca di ulteriori finanziamenti.http://www.repubblica.it/salute
Riso e preparati per pastella e panatura stoccate nel magazzino aziendale e destinate alla preparazione di prodotti di friggitoria, contaminate da escrementi di topo e di volatili. È questo che si sono trovati davanti i carabinieri dei Nas di Roma e Palermo che hanno sequestrato tonnellate di prodotti alimentari potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori presso uno stabilimento alimentare della zona sud ovest della capitale e in uno di Palermo. I titolari di due stabilimenti sono stati denunciati. Le feci erano cosparse sulle confezioni, buona parte delle quali rotte e rosicchiate da topi. I carabinieri oltre a constatare la presenza nel locale di numerosi uccelli, hanno trovato in una cella frigo alcuni quintali di carni (bovine e pollame), fresche all'origine e illecitamente congelate (procedura non autorizzata e non prevista dal sistema di autocontrollo adottato dall'azienda), scadute da giorni. I prodotti erano pronti per essere utilizzati nella preparazione di arancini e supplì destinati a rifornire decine di pizzerie e ristoranti della Capitale. I militari del Nas capitolino hanno sequestrato oltre 2,5 tonnellate di derrate in cattivo stato di conservazione, nonchè 250 kg di carne impropriamente congelata, per un valore totale di diverse decine di migliaia di euro. I carabinieri del Nas di Palermo, proseguendo gli accertamenti conseguenti il recente sequestro di carni ovine destinate a essere vendute da ambulanti abusivi come stigghiole e malamente congelate dal titolare di un macello, hanno individuato un deposito all'ingrosso di cui è titolare lo stesso soggetto. In tale struttura i militari hanno sequestrato 900 kg di carni,congelate in una cella frigo non idonea allo scopo, che presentavano estese bruciature 'da freddò e una copiosa presenza di ghiaccio, conseguenze della rottura dei sacchetti (peraltro non per alimenti) impiegati per il loro stoccaggio. I prodotti sequestrati, del valore di diverse decine di migliaia di euro, verranno distrutti.
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Un semplice test genetico rivela se si ha o meno bisogno di un deodorante. La scoperta arriva dallo studio dell'Università di Bristol in Inghilterra, pubblicato sulla rivista «Journal of Investigative Dermatology». Gli scienziati hanno infatti individuato un gene denominato Abcc11, il quale sembra essere il responsabile del cattivo odore del sudore di una persona. È stato dimostrato che più del 75% delle persone che ha questo particolare gene, pur non emettendo il fastidioso e sgradevole odore sotto le ascelle, continua comunque a usare il deodorante. Mentre potrebbe farne tranquillamente a meno. Lo studio ha esaminato un campione di 6.495 donne e ha evidenziato come circa il 2% (cioè 117 su 6.495) ha una rara versione di un particolare gene (Abcc11), che non fa produrre al corpo uno sgradevole odore ascellare, frutto della combinazione tra batteri e ghiandole sudoripare. Tale scoperta per i dermatologi è molto importante: solo il 25% delle persone che, grazie al particolare genotipo, non produce cattivi odori lo sa ed evita di usare profumi. D’altro canto c’è una piccola percentuale (5%) che, nonostante il problema «ascellare» continua a non usare prodotti specifici. Tale studio conferma infatti che, l’uso di sostanze profumate deriva da abitudini e convinzioni socio-culturali, più che da reali esigenze.

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Per molti si tratta di semplici fiori, per tante altre persone rappresentano una risorsa naturale per il benessere psico-fisico: i fiori di Bach. Alla base della floriterapia, di cui i fiori di Bach rappresentano una modalità d’intervento, c’è la convinzione di poter superare problematiche di vario genere, dallo stress alla stanchezza, dall’irritabilità alla mancanza di fiducia in se stessi, semplicemente assumendo questi fiori associati ad acqua di fonte. La loro assunzione produrrebbe l’energia necessaria per combattere alcuni disturbi dell’anima. Rispetto ai tradizionali farmaci, i fiori di Bach rappresentano una tecnica naturale e delicata che agirebbe sull’interiorità della persona in maniera continuativa. Tale convinzione deriva dal fatto che Bach, fondatore di questa tecnica, nel suddividere i batteri causa delle malattie principali in 7 gruppi, aveva riscontrato che i soggetti che presentavano la medesima malattia avevano dei caratteri emotivi comuni: per intervenire sulle difficoltà dei vari soggetti iniziò a sperimentare l’utilizzo dei fiori e non dei batteri. La floriterapia utilizza 38 tipi di fiori suddivisi in categoria in base dal disturbo da curare e c’è da sorprendersi! Fiori per la paura, per l’incertezza, per la solitudine, per l’altruismo, l’ipersensibilità e molto altro ancora. Non resta che provare per rendersi conto delle effettive proprietà benefiche.
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Sono molte le forme che un ombelico può assumere: incavato o sporgente, rotondo o «a mandorla» a seconda del tipo di cicatrizzazione avvenuta dopo il taglio del cordone al momento della nascita. In realtà questa parte del corpo nasconderebbe qualcos’altro. Una ricerca condotta dall’Università di Helsinki da alcuni scienziati scandinavi rivelerebbe che la forma assunta nel corso del tempo può rappresentare nelle donne un utile indicatore di fertilità e fecondità. «L’ombelico e la zona circostante – spiega Aki Sinkonnen, coordinatore della ricerca, sul «Faseb Journal» –, sono indicatori del vigore individuale. La simmetria, la forma e la posizione dell’ombelico potrebbero quindi essere utilizzati per stimare il potenziale riproduttivo nelle donne, compresi i rischi di trasmissione materna di malattie geneticamente determinate». Durante la gravidanza l’ombelico permette al nascituro di ricevere ossigeno e nutrimento; subito dopo il parto, il cordone si rompe e al suo posto rimane la cicatrice, ovvero l'ombelico, che assume forme diverse più o meno gradite all’individuo. Sinkonnen ha scoperto che le persone preferiscono gli ombelichi a forma di ovale verticale e quelli a forma di T. Soprattutto sono maggiormente apprezzati quelli non prominenti. «È evidente che l'ombelico ha un ruolo di segnale dello stato di salute di un individuo - ha spiegato Sinkonnen -, e credo che lo screening dell'ombelico dovrebbe essere usato proprio per prevenire il rischio di anomalie genetiche». Da qui l’ipotesi che la forma dell’ombelico influenzi l’uomo sulla capacità di far figli della donna. Una teoria davvero strana che, necessita, sicuramente di ulteriori riscontri.http://www.ilmessaggero