sabato 2 marzo 2013

Macchie sul viso? Te, aglio, soia, mirtillo e olio di oliva: sono loro gli alleati naturali

A una certa età avere un viso chiaro e pulito sembra quasi impossibile. Il sole, l'invecchiamento cutaneo, il fumo e una dieta non sempre bilanciata sono alcune delle cause principali degli inestetismi, conosciuti anche come macchie solari. E' possibile rimuoverle senza interventi chirurgici? Certo. Basta un po' di pazienza, costanza e una dispensa ricca di alleati naturali. Al primo posto troviamo l'olio d'oliva, immancabile ingrediente della cucina italiana, può diventare un fedele amico nella lotta alle macchie del viso. Come? Grazie a massaggi circolari e quotidiani, le aree scure spariscono sensibilmente. Se però gli inestetismi appaiono quasi incavati nella pelle, allora è consigliato l'uso della pasta di soia che armonizza il livello cutaneo. Basta applicarla sul viso, lasciare asciugare per 15 minuti e poi lavare con acqua tiepida. Altro rimedio naturale è offerto dalla proprietà lenitive dell'aglio. Sfregare le macchie scure con del succo d'aglio, lasciare riposare la sostanza e poi sciacquare con acqua. L'estratto di mirtillo, invece, è molto utile per rallentare il processo di invecchiamento e quindi rende più difficile la formazione delle macchie. Ciò non toglie che le creme solari ad alta protezione restano il rimedio più efficace per la prevenzione e per una pelle sana e liscia.http://www.ilmessaggero.it/benessere/danonperdere/_macchie_sul_viso_te_aglio_soia_mirtillo_e_olio_di_oliva_sono_loro_gli_alleati_naturali/notizie/254792.shtml

Gli agrumi combattono acne e pelle grassa e restituiscono luminosità ai capelli

Chi non conosce gli effetti benefici degli agrumi tende a pensare che, grazie al loro concentrato di vitamina C, siano confinati alla prevenzione delle malattie da raffreddamento. Ad uno sguardo più attento si scopre invece che le sostanze presenti in arance, mandarini, limoni e pompelmi contribuiscono a restituire luminosità e benessere alle pelle e perfino ai capelli. Alla base di tale effetto risiede proprio la vitamina C, la cui presenza contrasta l’ossidazione, stimola il rafforzamento del sistema immunitario e svolge un’azione diuretica, digestiva e disintossicante. Tra le sue molteplici proprietà figura anche quella di proteggere l’organismo dalla disidratazione, dovuta allo smog e alle basse temperature. Il consumo quotidiano degli agrumi e degli estratti e olii essenziali da essi ricavati, consente di arginare gli antiestetismi causati dall’invecchiamento, in particolare l’insorgere delle rughe e delle macchie del derma. Inoltre tali frutti sono ricchi di flavonoidi come il naringenin, utili sia per combattere la sindrome metabolica che gli effetti della cellulite. Le sostanze accumulate all’interno della loro scorza, agiscono da stimolo alla microcircolazione superficiale e veicolano una quantità di ossigeno in grado di rigenerare i tessuti: in pratica esse sviluppano un’azione tonificante ed elasticizzante su ogni tipologia di pelle. Il succo di agrumi racchiude proprietà energizzanti anche per i capelli, riuscendo nella maggior parte dei casi a rendere luccicanti anche quelli più grassi. Ma gli estratti a base di limone vengono comunemente utilizzati per curare l’acne: in particolare, l’azione dell’acido citrico facilita l’eliminazione delle cellule morte e la rigenerazione delle nuove. Da segnalare che tale rimedio può rivelarsi funzionale anche nel cancellare le macchie post acne.http://www.ilmessaggero.it/benessere/danonperdere/gli_agrumi_combattono_acne_e_pelle_grassa_e_restituiscono_luminosit_ai_capelli/notizie/254797.shtml

Sono i grassi e non il colesterolo a mettere a rischio la salute


LM&SDP
Colesterolo o non colesterolo? Questo è davvero il dilemma.
Che sia proprio questa molecola, costituita dallo sterolo (da cui il nome), il nemico da combattere per prevenire le malattie dell’apparato cardiocircolatorio è da sempre oggetto di discussione tra gli accademici e gli esperti di nutrizione.
Se per qualcuno la differenza sta nelle due più famose varianti di questa molecola, ossia il colesterolo LDL (o cattivo) e l’HDL (o buono), per altri il colesterolo è sempre da tenere sotto controllo, a prescindere. Altri ancora, infine, ritengono che il colesterolo non sia un problema.

Quale che sia la verità, oggi a dire la sua ci ha pensato un famoso ricercatori statunitense, dalla veneranda età di 98 anni, il quale ritiene che il colesterolo sia addirittura benefico per il cuore. Al massimo, quello che può davvero danneggiare la salute del sistema cardiaco è il colesterolo ossidato, ovvero quello degradato dall’assunzione di grassi trans, dall’utilizzo di oli per frittura utilizzati più volte, i grassi polinsaturi e, non ultimo, il fumo.

Sì, il dottor Fred Kummerow – questo il suo nome – professore emerito di Scienze Biologiche comparate presso l’Università dell’Illinois, ha trascorso più di 6 anni nello studio dei fattori dietetici che contribuiscono alle malattie cardiache.
Nel suo nuovo studio, pubblicato sull’American Journal of Cardiovascular Disease, ha passato in rassegna le ricerche sul metabolismo lipidico e le malattie cardiache, con un particolare focus sul consumo di colesterolo ossidato.

«I lipidi ossidati contribuiscono alle malattie cardiache – sottolinea il prof. Kummerow – sia aumentando la deposizione di calcio sulla parete arteriosa (una caratteristica importante dell’aterosclerosi), e interrompendo il flusso di sangue: un importante contributo a un attacco cardiaco e la morte improvvisa».
Sono proprio i grassi ossidati a contribuire in maggior misura alle malattie cardiache e alla morte improvvisa per infarto, ricorda lo scienziato.

In questo studio, Kummerow e colleghi hanno scoperto che quando il colesterolo LDL (o lipoproteina a bassa densità) si ossida, aumenta la sintesi nelle piastrine di un agente di coagulazione del sangue, denominato Trombossano A2. Questo composto è piuttosto instabile, ed è causa di un’aggregazione piastrinica e vasocostrizione.
Se poi sommiamo i diversi fattori di rischio evidenziati dal team di ricerca possiamo essere quasi certi di danneggiare cuore e arterie.
Secondo  Kummerow, se qualcuno segue una dieta ricca di ossisteroli (i prodotti dell’ossidazione del colesterolo) e grassi trans e, in più, fuma sta mettendo in pericolo il cuore in tre modi. Gli ossisteroli aumentano la calcificazione delle arterie e promuovono la sintesi dell’agente di coagulazione. I grassi trans e il fumo di sigaretta, dal canto loro, interferiscono con la produzione di prostaciclina, un composto che tiene normalmente fluido il sangue.

Ricordando che le malattie cardiache causano centinaia di migliaia di morti ogni anno in Europa – milioni nel mondo – i ricercatori fanno dunque presente che è bene conoscere con chiarezza quali sono davvero i fattori di rischio, per evitare comportamenti controproducenti.http://www.lastampa.it/2013/03/01/scienza/benessere/alimentazione/sono-i-grassi-e-non-il-colesterolo-a-mettere-a-rischio-la-salute-JuMag21oUiWqgVdpIAdgQM/pagina.html

giovedì 28 febbraio 2013

Onorevoli liquidazioni d’oro


Poco più di 41mila euro come minimo: per chi, come la deputata democratica Paola Concia, paladina dei diritti gay, torna a casa dopo solo una legislatura. Ma c’è anche chi, come il presidente della Camera Gianfranco Fini, con i suoi trent’anni di Parlamento ha diritto a circa 250 mila euro.  

Se chi ha deciso di non ricandidarsi o chi, come improvvidamente è scappato detto in un tweet poi cancellato dall’account della presidenza del Consiglio, è stato «trombato» dal voto, dovrà dire addio a stucchi e velluti di Montecitorio e Palazzo Madama, è pur vero che una consolazione se la vedrà accreditare sul conto corrente. Si chiama assegno di fine mandato, o di «solidarietà»: praticamente la liquidazione, che spetta agli ex parlamentari. Un gruzzoletto che consiste nell’80% dell’indennità lorda (10.435 euro alla Camera; 10.385,31 al Senato) moltiplicato per gli anni di mandato effettivi, o frazione superiore ai sei mesi. È vero, come si affrettano a ricordare dai Palazzi, che ogni mese dallo stipendio dei parlamentari viene accantonata una quota da destinare a questo fondo (784,14 euro alla Camera e circa 695 al Senato), ma è vero anche che le cifre che incasseranno alla fine i parlamentari cessati dal mandato sono esentasse. Migliaia di euro netti, arrivederci e grazie. Così, per esempio, se Fini potrà consolarsi con 250 mila euro su per giù, il democratico Franco Marini, ex presidente del Senato, 21 anni in Parlamento, potrà contare su una cifra che si aggira sui 174 mila euro. 141 mila spettano a Italo Bocchino, il colonnello di Fini che, come tutta Fli, resta fuori dalla Camera, dopo averla frequentata dal 1996. Più basse le buonuscite di altri futuristi, da meno tempo in Aula: circa 58 mila per Flavia Perina, deputata dal 2006, così come per l’avvocato Giulia Bongiorno; 41 mila euro o giù di lì per l’ex falco finiano Fabio Granata. 

Antonio Di Pietro, il leader di Italia dei valori, rimasto fuori, causa mancato quorum della lista «Rivoluzione civile», ha diritto alla liquidazione per due legislature, di cui una interrotta dopo due anni: circa 58 mila euro. All’incirca 100 mila euro è quello che invece spetta dopo 12 anni tra i banchi a Guido Crosetto, ex sottosegretario del Pdl, poi diventato fondatore, insieme con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, della nuova formazione «Fratelli d’Italia». Stessa indennità di fine mandato per l’ex sottosegretario Giuseppe Cossiga. E anche per Maurizio Paniz se, in bilico in Veneto, alla fine non ritornerà alla Camera, dove è diventato un volto noto del Pdl quando ha arringato l’Aula sulla convinzione di Berlusconi che Ruby fosse la nipotina di Mubarak. Prima dei non eletti in Campania anche Anna Maria Carloni, la moglie di Bassolino: se non entrerà, incasserà un assegno di circa 58 mila euro. 

Anche chi ha rinunciato alla candidatura di sua volontà, ovviamente, ha diritto all’indennità. Circa 217 mila all’ex premier Massimo D’Alema, 26 anni nel Palazzo, sette legislature, così come per la collega Livia Turco. Per l’ex ministro Beppe Pisanu, che riscuote «solo» per gli ultimi 19 anni in Parlamento (ne aveva fatti altri venti prima, dal ’72 al ’92, poi un’interruzione), circa 157 mila euro. Sui 141 mila euro per Marcello Dell’Utri come per Claudio Scajola, entrambi con 17 anni di carriera parlamentare; 100 mila per l’ex candidato premier Francesco Rutelli e per l’ex segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti. Walter Veltroni, invece, ha diritto unicamente all’indennità di questa ultima legislatura, un po’ più di 41 mila euro, perché una parte, per i suoi primi anni di attività parlamentare, l’ha avuta quando nel 2001 abbandonò lo scranno per fare il sindaco di Roma. scritto da FRANCESCA SCHIANCHI http://www.lastampa.it


mercoledì 27 febbraio 2013

Pelle e capelli: come scegliere le cromie giuste

Scegliere la colorazione giusta per noi non è solo questione di qualità del prodotto. A influire sulla decisione ci sono anche elementi che dipendono dal nostro fisico, primo fra tutti la tonalità che caratterizza la nostra pelle. Infatti, se l'incarnato non è armonico con la nuance dei nostri capelli possono ottenersi risultati spiacevoli, come un aspetto più stanco, più duro o anche semplicemente poco adatto al nostro modo di essere. Non a caso, uno dei top hairstylist italiani ha realizzato un'app per iPad pensata proprio per questo: Franco Curletto, infatti, ha introdotto nei suoi saloni Color Art, un'applicazione che personalizza il servizio colore proprio sulla base delle cromie di pelle e occhi della singola cliente. Vediamo quali sono le regole generali per fare una scelta appropriata, che poi lo stilista di fiducia realizza e perfeziona in salone. 

Incarnato olivastroL'incarnato di questo tipo è tipico delle donne mediterranee. Pensiamo a volti come Penelope Cruz o Salma Hayek, in cui i capelli scuri esaltano i colori freddi e decisi di pelle e occhi. In questo caso la scelta migliore è rispettare le nuance naturali, optando per tinte che vanno dal nero al castano. Le più giovani possono osare di più, arrivando fino al nero corvino. Chi è arrivato agli anta deve preferire invece nuance più morbide, per evitare di indurire troppo i tratti. Da ricordare che per tutte vale la regola di non farsi tentare da toni chiari o da interventi pensati per scaldare, come aggiungere nuance in mogano o caramello.

Pelle dorataLa pelle di questo tipo è sempre scura ma, a differenza di quella olivastra, la dominante in questo caso è calda. Il nero non è un buon alleato perché indurisce troppo e assorbe la luminosità della pelle. Meglio optare per i castani con riflessi dal cioccolato al caramello. Mentre anche in questo caso il biondo è da evitare, perché l'effetto risultante sarebbe fuori luogo, un fake che rischierebbe di invecchiare il viso. Al contrario, la tecnica dello shatush valorizza e illumina.

Carnagione ambrataCon questa tipologia indichiamo pelli che possono essere molto chiare o di media intensità, ma non sono mai bianche, perché mantengono una tonalità calda. Per queste caratteristiche, è meglio non scegliere colori freddi, piuttosto assecondare la cromia naturale con una base che va dal biondo scuro al castano chiaro. Se poi i capelli naturali sono rossi, assecondare il rosso di base è la soluzione migliore, senza tentazioni per il biondo o per il castano.

Pelle di porcellanaLa pelle di questo tipo è bianca e trasparente, con una dominante più fredda. La si distingue da quella ambrata per il colore delle vene blu e non verde. Da evitare la gamma dei rossi, dal rame al mogano, perché sono tinte calde che, contrariamente a quanto si crede in generale, non valorizzano la nuance chiara della pelle. Bene invece con i biondi freddi, i castani senza riflessi ramati o caramello. Una buona soluzione per addolcire i lineamenti è scegliere colorazioni che diano ai capelli luminosità e movimento, per evitare l'effetto parrucca che toglierebbe naturalezza.
DANIELA GIAMBRONE
(a cura di ESTETICA)

http://www.lastampa.it

anche tu qualche volta menti? scopri il perchè

Su usa dire che l’occasione fa l’uomo ladro, e un fondo di verità c’è, perché se questa presunta occasione arriva quando abbiamo poco tempo per decidere, l’istinto pare porti l’essere umano a favorire un comportamento egoistico, dove prevale il rendiconto momentaneo e personale. Per questo motivo, quando le persone sono sotto pressione, tenderebbero a essere disoneste, a mentire.

Ecco quanto scoperto da un team di ricercatori dell’Università di Amsterdam (Paesi Bassi) e della Ben-Gurion University (Israele), che sono partiti dai risultati di precedenti studi che suggerivano come il primo istinto di una persona sia quello di servire il proprio interesse personale, e che le persone sono più propense a mentire quando possono giustificare tali menzogne a se stessi.
Tenendo così presente questi risultati, il dottor Shaul Shalvi, insieme a Ori Eldar, Yoella Bereby-Meyer e colleghi della Ben-Gurion hanno voluto osservare quale fosse il comportamento di una persona nelle diverse situazioni.

«Secondo la nostra teoria – spiega Shalvi – le persone agiscono in prima battuta per soddisfare i propri istinti egoistici, e solo con il tempo prendono in considerazione quello che può essere un comportamento socialmente accettabile. Quando le persone agiscono di fretta, possono tentare di fare tutto il possibile per assicurarsi un profitto, tra cui la deformazione delle regole etiche e la menzogna. Avere più tempo per decidere porta la gente a limitare la quantità di menzogne e a non barare».

Per questo studio, i ricercatori hanno coinvolto circa 70 partecipanti adulti che dovevano lanciare un dado tre volte, per poi riferire il risultato allo sperimentatore che non aveva modo di verificare di persona quanto ottenuto con i dadi dai volontari.
I partecipanti sono stati in prima battuta istruiti per riportare il risultato del primo lancio del dado. E, maggiore era il punteggio ottenuto, maggiore era il premio in denaro che avrebbero ricevuto. Il premio in denaro fungeva da potenziale giustificazione al mentire.
Quando dovevano riportare anche i risultati dei due successivi lanci, i partecipanti potevano giustificare il rendiconto e decidere se i punteggi ottenuti erano maggiori o minori del primo lancio del dado.

La differenza tra i test era che alcuni dei partecipanti erano sotto la pressione del tempo a disposizione nel riferire il punteggio ottenuto: questi dovevano infatti riferirlo entro 20 secondi dal lancio. Gli altri volontari avevano invece a disposizione tutto il tempo che ritenevano necessario.
Al termine di questa prima fase di test, i ricercatori hanno scoperto che tutti e due i gruppi – quello sotto pressione di tempo e quello no – avevano mentito circa i punteggi ottenuti con i lanci dei dadi.
Poiché i ricercatori non potevano sapere quali fossero realmente i punteggi ottenuti, hanno confrontato le risposte dei partecipanti con quelle che avrebbe fornito una persona che non mente. Questo confronto ha permesso di scoprire che chi era sotto pressione aveva mentito in maggiore misura, rispetto a chi aveva più tempo per rispondere.

Nel secondo esperimento i partecipanti non hanno ricevuto informazioni che potessero aiutarli a giustificare le loro menzogne: per esempio dovevano lanciare il dato una volta sola e poi riportare il risultato. Anche qui, una parte doveva rispondere in 20 secondi; l’altra non aveva vincoli di tempo.
I risultati finali, pubblicati sulla rivista Psychological Science, mostrano che i partecipanti che erano sotto la pressione del tempo avevano mentito, mentre coloro che non hanno avuto un vincolo di tempo non hanno mentito.

In linea generale, ciò che i due esperimenti hanno mostrato è che le persone sono più propense a mentire quando il tempo per decidere è poco. Quando invece il tempo non è un problema, le persone possono trovarsi a mentire solo quando hanno delle giustificazioni per farlo.
«Una conseguenza di questi attuali risultati è quella di aumentare la probabilità di comportamenti onesti nel mondo degli affari o nelle decisioni personali. E’ importante non mettere la persona all’angolo, ma piuttosto darle modo di prendersi il suo tempo. Le persone di solito sanno che è sbagliato mentire, hanno solo bisogno di tempo per fare la cosa giusta», conclude il dottor Shalvi.

martedì 26 febbraio 2013

trovato "Un virus che uccide il tumore senza toccare le cellule sane"

Un nuovo studio dell'Università di Bologna, simulando metodi di cura più vicini alla pratica clinica, ha confermato l'efficacia della terapia basata su un virus che uccide selettivamente i tumori. La ricerca, pubblicata sulla rivista PLoS Pathogens, dimostra che un particolare virus herpes, selettivamente programmato per uccidere le cellule tumorali, non è efficace solo quando viene iniettato all'interno del tumore in condizioni di laboratorio, ma anche quando viene somministrato per via generale.

Nel nuovo studio, finanziato anche dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, la terapia è stata diffusa per via sistemica, per somministrazione intraperitoneale, quindi in condizioni operative clinicamente più realistiche. Il risultato rappresenta un ulteriore passo verso lo sviluppo di nuove terapie contro le metastasi per la cura dei pazienti colpiti da tumori del seno e dell'ovaio.

Due gruppi di ricerca dei Dipartimenti di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale  e di Farmacia e Biotecnologie dell'Università di Bologna - spiega una nota dell'ateneo bolognese - lavorano da anni a questa terapia innovativa. Nel 2009, i ricercatori guidati da Gabriella Campadelli-Fiume, avevano ideato un virus derivato da quello dell'herpes, programmato per entrare selettivamente nelle cellule tumorali. Il virus modificato non aggredisce le cellule normali e non provoca quindi le classiche lesioni erpetiche alle labbra, ma è capace di riconoscere e distruggere i tumori del seno e dell'ovaio che presentano uno specifico marcatore (HER-2). Una patologia di cui ogni anno in Italia si riscontrano 42mila nuovi casi, con oltre 10mila mortali.

"Molti scienziati nel mondo - spiega Gabriella Campadelli-Fiume - stanno cercando di produrre virus oncolitici, cioè che distruggono  le cellule tumorali. Spesso le modificazioni operate, che rendono l'agente virale innocuo per l'organismo ospite, lo rendono anche scarsamente aggressivo nei confronti del tumore e quindi, dal punto di vista terapeutico, poco efficace. Noi siamo i primi a essere riusciti a ottenere un virus herpes riprogrammato in grado di colpire le cellule tumorali con marcatore HER-2, senza infettare le altre cellule sane, indirizzando così tutta la sua capacità distruttiva solo sulle cellule malate".

I nuovi studi hanno dimostrato che il virus modificato può curare topi di laboratorio portatori di metastasi di tumori umani all'interno dell'addome. Per farlo è stato messo a punto un modello murino (la cavia utilizzata per gli esperimenti) portatore di tali neoplasie che è stato usato per dimostrare l'efficacia del virus riprogrammato.
Alla realizzazione del modello ha lavorato un team guidato da Pier Luigi Lollini in collaborazione con l'Istituto Rizzoli di Bologna. "E' difficile studiare in laboratorio la diffusione metastatica dei tumori umani - sottolinea Lollini - , per questo abbiamo sviluppato un sistema-modello che riproduce nei topi la diffusione metastatica dei tumori dell'ovaio e del seno, consentendoci di testare nuove terapie antitumorali in condizioni che rispecchiano quelle umane".

Per il futuro, l'obiettivo è arrivare alla fase di sperimentazione preclinica e proprio per questo gli studiosi sono alla ricerca di ulteriori finanziamenti.http://www.repubblica.it/salute