mercoledì 15 maggio 2013

Fitness per il cervello come tonificare la mente


Si chiama Fit4brain ed è l'ultima frontiera del fitness che spinge ad andare in palestra con un obiettivo insolito: allenare i neuroni. Come? Con un allenamento fisico specifico,
eseguito magari recitando una poesia o eseguendo calcoli. Esercizi di equilibrio, coordinazione e manualità da effettuare anche con gli arti non dominanti.

Una vera e propria ginnastica della mente, in grado di rendere attivi i neuroni e rallentare il naturale processo di invecchiamento. L'allenamento di muscoli e cervello insieme permette di mantenere giovani e in buona salute sia il corpo che la mente.

Del resto è opinione largamente condivisa che di per sé anche il solo esercizio fisico, se costante, fa bene alla testa e nei fatti contribuisce positivamente alla neurogenesi cerebrale. Il cervello adulto, se correttamente stimolato, ha la possibilità di creare nuove connessioni e attivare nuovi neuroni.

Il segreto del Fit4brain inoltre sta nel sovraccaricare la mente facendo lavorare corpo e cervello nello stesso momento: così da costringere i neuroni a migliorare le proprie prestazioni. Quanto alla difficoltà degli esercizi fisici non si tratta certo di un allenamento massacrante con ripetizioni senza fine, ma di una serie di esercizi lenti ideali anche per gli over settanta.
http://salute.ilmessaggero.it/benessere_fitness/notizie/fitness_cervello_tonificare_mente_fit4brain/277634.shtml


Aromaterapia per dimagrire? Annusare gli alimenti


Annusare per dimagrire. Incredibile? Non si direbbe: l’aromaterapia, pare possa essere una tecnica efficace per restare in forma mangiando meno.

A confermarlo un curioso studio di alcuni ricercatori del Centro tedesco per la Chimica degli Alimenti. La ricerca ha analizzato il comportamento di alcuni volontari che hanno annusato dei cibi rinfrescanti, opportunamente aromatizzati.

Annusando un vasetto di yogurt arricchito con un estratto aromatico, sono riusciti a limitare l'appetito. Stando ai dati raccolti i volontari hanno avuto un’assunzione calorica decisamente ridotta rispetto al gruppo di persone campionato a cui non era stato fatto annusare alcun alimento particolare.

Esisterebbero, dunque, cibi particolari con un aroma capace di interagire e condizionare i centri nevralgici che condizionano l’appetito. Quali sono questi cibi secondo la ricerca tedesca? Sedano e finocchio, ad esempio: basterebbe annusarli non appena si avverte un senso di fame irrefrenabile, per perdere l'appetito. Altri studi meno recenti e condotti su animali da laboratorio, avrebbero confermato il potere sul senso di sazietà di alcuni alimenti.

Ad esempio, l’esposizione a intervalli regolari di 15 minuti all’odore dell’olio di pompelmo riduce la fame e il peso corporeo. Stesso discorso vale per l’aglio, la vaniglia, la menta e il prezzemolo. Provare per credere.
http://salute.ilmessaggero.it/alimentazione/notizie/aromaterapia_dimagrire_annusare_alimenti/275969.shtml


Le Nazioni Unite: contro la fame nel mondo, mangiatevi gli insetti


Gli esperti dell’ONU hanno emesso un parere ufficiale secondo cui per aiutare a combattere i problemi di cibo nel mondo si dovrebbero sfruttare gli insetti che sono una fonte di cibo inutilizzato. Anche la FAO concorda, e aggiunge che gli insetti hanno un impatto sull’ambiente meno negativo che l’allevamento del bestiame
LM&SDP
Per qualcuno sono già una specialità; per qualcun altro fonte di ribrezzo e disgusto solo al pensiero. Ma, gli insetti, secondo le Nazioni Unite sono invece una fonte «inutilizzata» di cibo che potrebbe risolvere in gran parte la fame nel mondo.

Se abbiamo idea che mangiare insetti sia un qualcosa che deve essere riservato a chi proprio non ha altro da mangiare, dovremmo ricrederci considerando che al mondo sono già circa 2 miliardi le persone che regolarmente si cibano di insetti.
Gli estimatori di questi “cibi” ritengono che siano una alternativa alla carne e al pesce grazie alla loro ricchezza in proteine, minerali, grassi e acidi grassi che li rendono particolarmente nutrienti.

In commercio si trovano molte specialità a base di insetti, così come nel mondo ci sono già diversi ristoranti e take away che li propongono in diverse maniere: dalle cavallette alle formiche fritte, coleotteri e bruchi in salsa e via discorrendo. Qui, in Italia, sono un po’ più difficili da trovare, tuttavia non è detto che prima o poi si possano trovare comunemente nelle gastronomie e, appunto, nei ristoranti… per finire con i supermercati o mercati rionali.
A ogni modo, anche se ne passerà di tempo prima che noi italiani si possa prendere in considerazione questo tipo di “alimenti”, sia l’Onu che la Fao, ritengono che si dovrebbero invece prendere in seria considerazione da qui in avanti, tenuto conto che ci sono oltre 1.900 specie di insetti che l’essere umano potrebbe tranquillamente mangiare.

Un allevamento di insetti, sostengono alla Fao, ha meno impatto ambientale negativo che non un allevamento animale perché c’è bisogno di meno terreno, acqua, cibo e si riduce anche il problema dei gas serra.
Insomma, fame o non fame, dagli insetti che volenti o nolenti accompagnano la nostra vita e, spesso, ci provocano fastidio, pare non ci sia scampo: un giorno ce li ritroveremo sulla tavola.

domenica 12 maggio 2013

La cellulite arriva dagli alimenti


LM&SDP
Gli specialisti in medicina estetica riuniti a Roma per il XXXIV Congresso nazionale della Società italiana di medicina estetica (Sime), che ha aperto i battenti ieri 10 maggio, discutono del ruolo degli Ages (Advanced Glycation End-products) nella formazione del fastidioso inestetismo estetico conosciuto con il nome di cellulite – una condizione che affligge la maggioranza delle donne.

Questa sorta di inquinamento degli alimenti cotti è «del tutto sottovalutato», commenta all’ADN Kronos il dottor Luigi Rossi, medico specialista in Scienza dell’alimentazione e medicina preventiva e professore dell’Università di Bologna.
Questo più o meno alto inquinamento da Ages degli alimenti, secondo gli esperti dipende soprattutto dalla temperatura, tempo di cottura e presenza di vapore.

«Alimenti cotti ad alte temperature, bevande e cibi ricchi di zuccheri raffinati – spiega il dottor Rosssi – sono una grossa fonte di Ages, complessi molecolari composti dall’unione tra il glucosio e le proteine, in particolare il collagene, che rendono i tessuti cutanei rigidi e fragili, provocando la comparsa delle rughe», e della cellulite.

«Il rischio – prosegue Rossi – aumenta del 13% introducendo un milione di unità Age al giorno, in pratica l’equivalente di una fetta di torta o a 150 grammi di frittura o a 200 grammi di carne alla brace. Le conseguenze dell’accumulo di Ages nell’organismo non si vedono da giovani, ma cominciano a farsi sentire dopo i 35 anni. Non è possibile azzerare l’introito di Ages, ma è possibile ridurlo seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri, privilegiando cibi crudi o cotti al vapore, riducendo il consumo di bevande zuccherate e cibi industriali».

«La cosiddetta cellulite, in termini scientifici “Pannicolopatia edematofibrosclerotica” – sottolinea Emanuele Bartoletti, presidente del congresso – è da sempre al centro dell’attenzione in medicina estetica e ogni anno, in occasione dell’incontro scientifico della Sime, si fa il punto della situazione nella ricerca continua su questo tema. Le novità di quest’anno apportano un significativo contributo alla validazione di nuove metodologie diagnostiche e correttive su questa comune patologia».

Occhio dunque agli Ages, se non vogliamo ritrovarci con una pelle troppo in là con gli “ages”.

Peperoni e pomodori per ridurre il rischio di Parkinson


LM&SDP
Ci sono cibi che contengono naturalmente nicotina. E’ una presenza bilanciata che non produce gli effetti negativi se assunta, magari, in altre forme.
Questa sostanza, secondo uno studio dell’Università di Washington a Seattle, sarebbe capace di ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.

Quando vi è una perdita di cellule cerebrali atte a produrre dopamina, accade che possano insorgere i disturbi del movimento tipici della malattia di Parkinson. Tra questi, vi sono i noti tremori a viso, mani, braccia e anche gambe. Altri sintomi possono essere rigidità degli arti, difficoltà di movimento e lentezza, perdita di equilibrio.
Ogni anno sono migliaia i nuovi casi di Parkinson segnalati e, allo stato attuale, non esiste una cura: si possono soltanto trattare i sintomi farmacologicamente o con altre procedure.

La presenza naturale di nicotina è caratteristica delle piante appartenenti alla famiglia delle solanacee  – di cui fa parte anche la pianta di tabacco. Tuttavia, gli studi sugli effetti di questa sostanza assorbita per mezzo di quest’ultima pianta sono contradditori e non è chiaro se fornisca o meno un effetto protettivo.

In questo nuovo studio, la dottoressa Susan Searles Nielsen e colleghi dell’Università di Washington a Seattle hanno reclutato 490 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson ricevuta poco prima e altri 644 soggetti che non presentavano condizioni neurologiche, che avrebbero fatto da gruppo di controllo.
Per valutare l’apporto di nicotina nella quotidianità, ai partecipanti sono stati distribuiti dei questionari atti a sondare il tipo di dieta seguito e l’uso di tabacco.

Dai dati raccolti e le analisi si è scoperto che il consumo di verdure in generale non influenzava il rischio di Parkinson, mentre invece il consumo in particolare di solanacee riduceva questo rischio. Di queste, i peperoni si sono dimostrati i più efficaci nella riduzione del rischio.

Il dato interessante è che l’ipotizzata protezione è risultata essere attiva principalmente negli uomini e nelle donne che non avevano mai fumato o che lo avevano fatto per un ridotto periodo di tempo. Il dato è interessante proprio perché il tabacco è la pianta che contiene più nicotina di tutte quelle oggetto dello studio.

«Il nostro studio – spiega Searles Nielsen nel comunicato UW – è il primo a indagare l’apporto di nicotina nella dieta e il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Simile ai molti studi che indicano che l’uso del tabacco potrebbe ridurre il rischio di Parkinson, i nostri risultati suggeriscono anche un effetto protettivo della nicotina, o forse una sostanza chimica simile, ma meno tossica nei peperoni che nel tabacco».

La scoperta, secondo i ricercatori è importante perché potrebbe portare a nuove vie da seguire nella ricerca di una cura per questa malattia. Ulteriori studi, per approfondire, sono dunque raccomandati.

giovedì 9 maggio 2013

La dieta di un giorno a settimana


 E' possibile mettersi a dieta senza seguire una dieta? Sembrerebbe un nonsense, invece una risposta a questa domanda esiste, ed è sì! Per ritrovare una perfetta forma fisica con un sacrificio davvero minimo il segreto è il «One Day Light». Come dice il nome stesso, il prezzo da pagare è di un solo giorno di dieta a settimana. Una sorta di dieta non dieta. Pur non promettendo miracoli, l'idea del fitoterapista ed erborista Marc Mességué è quella di abbandonare il concetto di digiuno, o quasi, seguito forzatamente per un tempo limitato.

Dedicando un solo giorno a settimana ad un regime alimentare magro, invece, si ottengono considerevoli risultati in termini di miglioramento del metabolismo. Ecco un esempio di quali cibi mangiare: colazione con pane integrale e marmellata, pranzo e cena a base di verdura e proteine (carne, pesce o legumi) e un frutto per gli spuntini di metà mattina e metà pomeriggio.

Di fondamentale importanza la totale astensione dall'uso di sale e olio che, durante tutto il resto della settimana, devono comunque essere utilizzati in maniera contenuta. L'efficacia del One Day Light risiede nella costanza: i giorni leggeri se cumulati in un anno diventano 52: sufficienti a raggiungere il peso forma e mantenerlo.
http://salute.ilmessaggero.it/alimentazione/notizie/dieta_un_giorno_messegu_amp_egrave/275971.shtml



mercoledì 8 maggio 2013

Contrordine: esporsi al Sole offre più benefici che rischi


Esporsi ai raggi solari, da sempre sotto accusa per il rischio di sviluppare una qualche forma di cancro della pelle, in realtà, secondo gli scienziati avrebbe più benefici che rischi. In particolare l’esposizione della pelle al Sole può aiutare a ridurre la pressione sanguigna, e quindi ridurre il rischio di infarto e ictus, e anche prolungare la vita
LM&SDP
Scienziati dell’Università di Edimburgo gettano benzina sul fuoco della sempre accesa questione se esporsi ai raggi solari faccia male o meno, con uno studio che farà ancora più discutere gli esperti. Come ormai tutti sappiamo, sono in molti infatti a mettere in guardia dal rischio di sviluppare una qualche forma di cancro della pelle, a causa dei raggi UVA.

Se è chiaro che bisogna esporsi al Sole con un po’ di buonsenso, ciò che stupisce e che qualcuno, oggi, affermi che l’esposizione della pelle ai raggi solari possa fare più bene di quanto si dica – superando di fatto i paventati rischi.
Come detto, sono gli scienziati del Regno Unito ad affermare nel loro studio come vi siano tutta una serie di benefici derivanti dall’esposizione al Sole: solo per citarne uno, la pelle quando esposta al Sole rilascia un composto chimico nei vasi sanguigni che va ad abbassare la pressione sanguigna alta – riducendo così il rischio di essere vittime di infarto o ictus.

Solo considerando questo, è evidente che il beneficio supera il rischio: dato che i morti per eventi cardiaci sono di gran lunga maggiori che non quelli per cancro della pelle, ricordano gli scienziati.
Non solo dunque una benefica produzione di vitamina D, che consegue all’esposizione al Sole, ma anche la produzione di ossido nitrico, la sostanza che sarebbe responsabile dell’abbassamento della pressione arteriosa.

Gli scienziati hanno scoperto gli effetti benefici sulla pressione arteriosa su 24 volontari che si sono sottoposti a due diverse sessioni della durata di 20 minuti per mezzo di lampade abbronzanti a raggi UV. Durante la prima sessione, la lampada emetteva regolarmente i raggi UV, mentre durante la seconda sessione, soltanto calore – poiché i ricercatori avevano deliberatamente bloccato l’emissione dei raggi UV.

Come paventato dal dermatologo, dottor Richard Weller, e colleghi, quando i volontari sono stati esposti ai raggi UV delle lampade, la pressione sanguigna è calata sensibilmente per un’ora. Al contrario, non ha subìto modifiche quando le lampade emettevano soltanto calore.
I livelli di vitamina D, non hanno tuttavia registrato cambiamenti durante le due sessioni.

«Abbiamo il sospetto che i benefici per la salute del cuore della luce solare supereranno il rischio di cancro della pelle – ha spiegato Weller – Lo studio che abbiamo condotto fornisce un procedimento che potrebbe spiegare tutto questo. E, inoltre, spiega anche perché una dieta con  integratori di vitamina D da sola non sarà in grado di compensare la mancanza di luce solare».

«Abbiamo ora in programma di esaminare i relativi rischi di malattie cardiache e il cancro della pelle in persone che hanno ricevuto diverse quantità di esposizione al sole – aggiunge Weller – Se questo conferma che la luce solare riduce il tasso di mortalità da tutte le cause, avremo bisogno di riconsiderare i nostri consigli sull’esposizione al sole».
Bene. L’importante però è che si faccia chiarezza una volta per tutte e che i cittadini sappiamo finalmente come comportarsi nei confronti dell’esposizione ai raggi solari.

I risultati completi dello studio saranno presentati durante la International Investigative Dermatology Conference che si tiene dall’8 all’11 maggio a Edimburgo, in Scozia.