domenica 28 ottobre 2012

Perdonare non sempre è bene .......Lasciar correre le scappatelle, i tradimenti e l’inaffidabilità può essere più dannoso per un rapporto o un matrimonio che non lo sfogo di rabbia o le discussioni aperte


incrinatura da parte di uno dei due partner sia un bene, che le cose vadano per l’appunto bene e che il rapporto stesso sia felice. In realtà, sotto la crosta, c’è ancora del magma pronto a riversarsi fuori e a incenerire tutto quello che incontra: il risultato è la separazione o il divorzio.

In molti si saranno trovati nella situazione di dover decidere se dare un taglio al rapporto o perdonare la scappatella, l’infedeltà (sia amorosa che finanziaria) del proprio partner. È una di quelle situazioni che mette a dura prova una relazione e che, spesso, si porta dietro numerosi strascichi. Non è raro infatti che, anche se si è perdonato, le cose precipitino dopo un po’ di tempo. Non tanto perché la persona che perdona si sia pentita, ma perché è il perdonato che tende a sottovalutare l’importanza del gesto e a mancare di rispetto all’altro.

Questo è quanto sostenuto dal dottor James McNulty della Florida State University, il quale ritiene che sia meglio una sana litigata, esprimendo i propri sentimenti, che non il far finta che non sia accaduto nulla e che non ci si senta feriti nell’intimo. Una burrasca che può nell’immediato mettere sottosopra il rapporto, ma che può essere invece vantaggioso per la salute del rapporto stesso nel lungo termine.
Una situazione pertanto che va un po’ in controtendenza a quanto sentito negli ultimi anni circa il perdono, la tolleranza, che si riteneva potessero offrire un futuro migliore alle relazioni. In una serie di recenti studi, infatti, si è scoperto che il perdono nel matrimonio potrebbe avere alcuni effetti negativi non intenzionali.

«Ho continuato a trovare le prove che i pensieri e comportamenti che si presume essere associati con un migliore benessere portano a peggiorare il benessere di alcune persone (di solito le persone che hanno più bisogno di aiuto per raggiungere questo benessere) – spiega McNulty nel comunicato FSU – Abbiamo avuto tutti un’esperienza in una relazione in cui un partner trasgredisce contro di noi in qualche modo. Per esempio, un partner può essere finanziariamente irresponsabile, infedele, o non solidale. Quando si verificano questi eventi, si deve decidere se dovremmo essere arrabbiati, tenerci la rabbia, o perdonare».

I risultati completi dello studio erano stati presentati al 120th Annual Convention of the American Psychological Association (APA) tenutosi a Orlando, in Florida, e mostrano come vi siano una serie di fattori che potrebbero complicare l’efficacia del perdono, incluso il livello di piacere del partner, gravità e frequenza della trasgressione – tutti fattori che, di fatto, sono una sempre più evidente mancanza di rispetto per il partner oggetto del tradimento.
«Essere convinti che il proprio partner perdoni, porta le persone gradevoli a essere meno probabile che offendano il partner, ma questo può portare le persone sgradevoli ad avere maggiore probabilità di offendere il partner – prosegue McNulty – Se il partner può fare qualcosa per risolvere un problema che è destinato a proseguire diversamente e influenzare negativamente il rapporto, le persone possono sperimentare benefici a lungo termine sospendendo temporaneamente il perdono ed esprimendo la rabbia».

La rabbia, secondo l’esperto, può essere anche importante quando si debba far capire al partner che il suo comportamento, spesso offensivo, non è accettabile. «Questo studio – aggiunge McNulty – suggerisce che le persone devono essere flessibili nel modo di affrontare i problemi che inevitabilmente si presentano nel corso delle loro relazioni. Non c’è nessuna “bacchetta magica”, o un unico modo di pensare o comportarsi in un rapporto. Le conseguenze di ogni scelta che facciamo nei nostri rapporti dipendono dalle circostanze che ruotano intorno a questa decisione».
Ecco un caso in cui perdonare potrebbe essere diabolico anziché divino.

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