giovedì 21 marzo 2013

Il consumo di bevande zuccherate causerebbe 180 mila morti l’anno


LM&SDP
E’ di poco tempo fa la notizia che il medico legale ha stabilito che la morte improvvisa della trent’enne neozelandese, Natasha Harris, è avvenuta perché beveva 10 litri di Coca cola al giorno. Certo, questi sono eccessi, e gli eccessi in genere si pagano. Ma senza andare così oltre le possibilità di un corpo di reggere certe esagerazioni, l’uso eccessivo di bevande zuccherate pare possa essere causa di oltre 180mila morti l’anno, a livello mondiale.

Questi numeri sono stati oggetto di un’indagine i cui risultati sono stati presentati all’American Heart Association’s Epidemiology and Prevention/ Nutrition, Physical Activity and Metabolism 2013 Scientific Sessions. Dati che sono stati raccolti dal Global Burden of Diseases Study 2010.
Secondo gli autori dello studio, il rischio di morte è derivato dalla possibilità di sviluppare malattie come diabete, patologie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro, anche a seguito di un aumento di peso o obesità dovute all’eccesso di zuccheri.

Nello specifico, i ricercatori hanno calcolato che, ogni anno, vi sono 133.000 morti per diabete, 44.000 morti per malattie cardiovascolari e 6.000 morti per cancro – morti che, secondo loro, sarebbero correlate all’assunzione di bibite zuccherate.
L’indagine ha tuttavia messo in evidenza come ben il 78 per cento dei decessi avvenisse nei Paesi a basso e medio reddito, che non in Paesi più sviluppati.

Per arrivare alle loro conclusioni, i ricercatori hanno analizzato il consumo di bevande zuccherate, o dolcificate, nei vari continenti. Hanno poi suddiviso questo consumo in base all’età e il sesso e, infine, valutato l’impatto sullo sviluppo di obesità e diabete e come queste patologie fossero poi correlate ai decessi.
I dati raccolti hanno permesso di dividere in due il mondo: da un lato l’America Latina e i Caraibi dove vi era una prevalenza di morti per diabete; dall’altra l’Oriente e l’Eurasia dove vi era una prevalenza di morti per eventi cardiovascolari.
La palma dei maggiori consumatori di bevande zuccherate è andata al Messico, mentre quella per il più basso consumo è andata al Giappone. L’Italia ne esce senza infamia né lode. 

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