domenica 14 luglio 2013

Subito abbronzata! Come preparare la pelle al primo sole.

BARBARA FERRERO (ALLURE)
L’estate è finalmente arrivata, e anche se le vacanze sono ancora lontane non mancano però le occasioni per un primo “assaggio” di abbronzatura durante il week end: occasioni da cogliere al volo, senza però dimenticare che spesso sono proprio le prime esposizioni ai raggi solari quelle più a rischio per la pelle, soprattutto per chi vuole ottenere al più presto un bel colore dorato. Scegliere fattori protettivi bassi o prolungare eccessivamente il tempo trascorso sotto il sole è inutile e soprattutto dannoso: gli esperti consigliano un spf 50 per le carnagioni chiare, e almeno 30 per quelle olivastre.

Chi vuole ottimizzare i risultati fin dalla primo giorno di sole, può utilizzare specialità che stimolano la produzione di melanina, come quelle della nuova linea Tan Preparer Sun di Lancaster: un’acqua per il corpo da spruzzare sulla pelle almeno 15 giorni prima di esporsi, ed un siero specifico per il viso. Inoltre, per sconfiggere all’istante il pallore invernale si può ricorrere agli autoabbronzanti, che possono contare su formulazioni hi-tech tra le quali si può scegliere a colpo sicuro per coccolare la pelle oltre a colorarla, come Self tanning Vitamin Complex di Transvital, dalle proprietà anti-age e Super Soin Autobronzant  Hydratant Corps di Sisley, con un mix di attivi vegetali che assicura la giusta idratazione.

Per ottenere il meglio dall’autoabbronzante è fondamentale l’utilizzo preliminare di un esfoliante che renda perfettamente liscia la pelle. Per questo Collistar ha inserito nella sua linea Abbronzatura Senza Sole il Magico Scrub Viso-Corpo, che mixa ingredienti leviganti e idratanti. Inoltre, sì ad una scelta mirata che tenga conto delle caratteristiche dell’epidermide e delle zone sulle quali si vuole utilizzare il prodotto, no a confondere solare e autoabbronzante. Quest’ultimo infatti è in grado di colorare gli strati cutanei più superficiali ma non ha alcuna funzione protettiva, a meno che non sia arricchito con un fattore specifico.
http://www.lastampa.it/2013/07/01/societa/donna/viso-e-corpo/subito-abbronzata-vb5eiwXtyYlzP5j9JGjqHN/pagina.html




Estate e lato “B” da esporre: come ottenere l’effetto push-up

Le vacanze sono l’occasione per concedersi l’agognato relax. Ma l’idea di mettere a nudo quelli che possono essere da noi considerati come difetti, spesso può essere causa di malumore. La maggioranza delle donne, per esempio, non è soddisfatta dei propri glutei che, con gli anni, tendono naturalmente a rilassarsi. Oggi tuttavia c’è una tecnica semplice ed efficace per porvi rimedio


LM&SDP
Le tanto desiderate vacanze sono arrivate, o sono in arrivo. E come sempre, la meta più gettonata è il mare, con le sue spiagge gremite e la voglia di tintarella.
L’appuntamento con il Sole non è tuttavia sempre fonte di gioia perché si devono mettere “a nudo” quelli che, secondo noi, possono essere dei difetti fisici: se per gli uomini può essere per esempio la pancetta; per le donne i due maggiori crucci sono la cellulite e i glutei. Questi ultimi, messi sotto accusa per la loro naturale tendenza a rilassarsi.

Per molte, i mesi prima della prova bikini sono infatti dedicati a palestra e massaggi per riuscire a tonificare il lato B che, inevitabilmente, dovrà essere esposto sulla spiaggia. Se tuttavia questi rimedi sono serviti a poco, o per nulla, ecco arrivare un nuovo metodo semplice, efficace e non invasivo che sfrutta gli stimoli elettrici, similmente a quelli della ginnastica passiva. Il metodo si chiama “Vibrance”, e ne parla all’Asca la dottoressa Antonella Castaldo, medico chirurgo perfezionato in chirurgia plastica ed estetica.

«Con il vibrance per esempio è possibile ottenere un notevole effetto push-up dei glutei, senza l’utilizzo di materiali iniettabili o protesi – spiega Castaldo – bensì attraverso l’utilizzo di piastre metalliche simili a quelle che si utilizzano per l’elettrostimolazione».

Il vibrance è, in pratica, una tecnica microchirurgica che si occupa di sollecitare una biostimolazione dei tessuti, ottenendo un effetto volume.
«Con questo particolare trattamento – aggiunge la dott.ssa Castaldo – si ottiene una vera e propria ricostruzione volumetrica, con risultati specifici e modulabili a seconda delle zone da trattare e con il vantaggio di non dover utilizzare alcun tipo di filler o protesi, ma grazie a tre differenti correnti miscelate in sinergia. Queste correnti, regolate a una intensità tale da non essere percepite dal paziente, vengono trasmesse attraverso delle piastre che stimolano la tonicità. Per amplificare al massimo l’effetto è possibile utilizzare in sinergia anche un ago molto sottile, che permette alle fibre elastiche del derma di aderire al corpo dell’ago fino a ottenere una sorta di “autotrapianto” del tessuto».

Sfruttando gli stessi componenti del derma, è così possibile ottenere volumi importanti. La tecnica permette di ottenere buoni risultati senza alterare la fisionomia, senza causare cicatrici né avvallamenti dei tessuti. Il risultato finale è estremamente naturale e dura diversi anni.
La differenza e i vantaggi rispetto al tradizionale filler sono diversi.
«Per cominciare – sottolinea l’esperta – il risultato finale sarà più duraturo rispetto a quello di un intervento con filler che dura per un massimo di 8 mesi. A seconda del paziente, infatti, l’effetto push-up può arrivare a durare anche 2 anni. Inoltre, a differenza dell’acido ialuronico che spesso crea avvallamenti, nel caso del vibrance, l’aspetto della pelle è più omogeneo e addirittura si riesce in alcuni casi ad attenuare i tipici inestetismi della ritenzione idrica».

«E’ importante inoltre sottolineare che il paziente non percepisce alcun tipo di sensazione o fastidio al passaggio della corrente – aggiunge la dott.ssa Castaldo – Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che il trattamento può essere effettuato in qualunque periodo dell’anno, anche a ridosso dell’esposizione solare».

Quali i prezzi e le modalità? Per ottenere gli opportuni risultati sono necessarie circa 10 sedute, che si dovranno ripetere a una distanza di 15 giorni l’una dall’altra – che è il tempo necessario ai tessuti per rigenerarsi totalmente. Ogni seduta, della durata di circa mezz’ora, ha un costo di circa 200 euro.
http://www.lastampa.it/2013/07/05/scienza/benessere/estate-e-lato-b-da-esporre-come-ottenere-l-effetto-push-up-zhpR6fWhCsjzCP2mtHXHvJ/pagina.html

Paura dal dentista? Arriva lo spray nasale

Niente più dolorose iniezioni. Arriva lo spray che anestetizza la bocca in tempi brevissimi e… addio paura


LM&SDP
Quando si sente parlare del dentista non si può non associarlo a dolorose iniezioni e interventi.
Eppure non è una persona di cui possiamo fare a meno. Tutti, chi più chi meno, abbiamo sperimentato il mal di denti e, piuttosto che tenercelo, preferiamo qualche “sforacchiamento” alla gengiva. Senza di questi, d’altronde, curare un dente o, peggio, estrarlo, sarebbe impossibile.

Ma ecco che quest’ultima fase sembra possa essere sostituita da una più moderna, ma soprattutto più light. A sperimentarla, è stato un team di scienziati americani che ha preparato uno spray nasale con proprietà anestetiche simili a quelle utilizzate tradizionalmente.
La notizia, uscita recentemente su Independet, racconta come alcuni ricercatori dell’Università di Buffalo, abbiano testato una mistura denominata "Mist Kovacaine" a base di Tetracaina (3%) e oximetazolina (0,05% ) con risultati più che incoraggianti.

In seguito all’induzione dell’anestesia pulpare dei denti mascellari, sono stati ottenuti gli stessi identici effetti degli anestetici di un normale utilizzo sul 90% dei pazienti.
Questo successo, secondo Nigel Carter – direttore esecutivo della British Dental Health Foundation – potrebbe permettere una migliore salute orale soprattutto nei pazienti che hanno la classica “ansia da dentista” e che non eseguono, per tale motivo, le regolari visite di check-up.

A detta di Carter, sarebbe opportuno che a breve tutti gli studi dentistici possano avere a disposizione per i loro pazienti lo spray nasale.
Tuttavia, il prodotto deve ancora ottenere tutte le approvazioni del caso che, si stima, possano essere disponibili entro l’anno prossimo.
Per il resto ha già superato due studi clinici negli USA e il grado di sicurezza da parte dell’FDA (Food and Drugs Administration) che sarà terminato in estate.
Insomma, lo spray promette bene, attendiamo fiduciosi l’eventuale utilizzo e commercializzazione.
http://www.lastampa.it/2013/07/06/scienza/benessere/paura-dal-dentista-arriva-lo-spray-nasale-TjcyiskS1vp5LZG8wW7IHO/pagina.html

Perché è importante lavarsi (bene) le mani

L’igiene delle mani è fondamentale, specie d’estate e con il caldo quando il rischio di contaminazioni e infezioni è più alto per via della maggiore attività e diffusione batterica


LM&SDP
Lavarsi bene le mani è sempre importante, in ogni stagione.
D’inverno spesso può fare la differenza quando vi è rischio di contagio influenzale, per esempio. Ma anche d’estate, quando con il calco proliferano maggiormente i batteri responsabili di diversi tipi d’infezioni: da quelle alimentari a quelle fecali, fungine e così via.

Assicurarsi di aver pulito bene le mani è indispensabile dopo aver trascorso del tempo fuori, ed essere venuti in contatto con oggetti potenzialmente contaminati. Ma lo è soprattutto dopo essere stati per esempio in una toilette (magari in autogrill o in un qualsiasi altro locale pubblico). Questo è infatti ancora il punto dolente per la maggioranza delle persone: secondo un recente studio, infatti, sono ancora molte le persone che trascurano la sana abitudine di lavarsi correttamente le mani.

Lo studio, condotto su quasi 4.000 soggetti ha evidenziato come ancora il 60% delle persone non si lavano in modo corretto le mani.
Nello specifico, il 10,3% proprio non se le lava; il 22% se le lava, ma senza sapone e, infine, soltanto il 5,3% le lava per più di 15 secondi. Più indisciplinati sono risultati essere i maschi, con il 15% di essi che disdegna il lavaggio delle mani, contro il 7,1% delle femmine che evita accuratamente l’acqua.
E’ chiaro che a fronte di un contatto con agenti patogeni, il non lavarsi del tutto le mani, lavarle male o per poco tempo ci può esporre al serio rischio d’infezione.

Secondo gli esperti, è importante tenere le mani sotto il getto d’acqua per almeno 20 secondi, sfregandole bene e con l’aiuto del sapone. In questo modo possiamo essere più tranquilli ed evitare di rovinarci la salute e, se siamo in vacanza, anche quest’ultima.

I sintomi di un’infezione da germi patogeni come salmonella, E. coli e compagnia bella possono essere molto violenti e, in alcuni casi, richiedere anche il ricovero in ospedale. Ricordiamocelo la prossima volta che non abbiamo voglia di lavarci le mani.
http://www.lastampa.it/2013/07/12/scienza/benessere/perche-e-importante-lavarsi-bene-le-mani-1Cxbp3xVDUHzrZkgUjklXK/pagina.html

domenica 23 giugno 2013

Il Papa diserta il concerto: "Devo lavorare" non sono un principe

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Forfait papale al concerto per l'Anno della fede. Invece di andare al concerto all'Aula Paolo VI, Francesco è rimasto l'intero pomeriggio a lavorare nella residenza di Santa Marta. "Questioni urgenti da trattare- assicura uno stretto collaboratore del Pontefice-.Nessun problema di salute, come testimonia il fatto che i suoi segretari e il medico personale Polisca sono in aula ad assistere al concerto". All'ultimo istante e dopo che i mass media della Santa Sede avevano annunciato la sua presenza, papa Francesco ha scelto di non partecipare questa sera al concerto in Vaticano in occasione dell'Anno  della Fede per «impegni improrogabili». Un'incombenza urgente che sembra riguardare i colloqui che Bergoglio sta effettuando in queste ore con alcuni dei nunzi apostolici in visita Oltretevere e che preludono all'imminente  riordino della diplomazia pontificia e, soprattutto, alla riforma della Segreteria di Stato e dei ministeri vaticani. Per l'intero pomeriggio Francesco non si è mosso dalla sua camera a Santa Marta. Non si sente un principe rinascimentale che ascolta musica quando deve occuparsi di cose urgenti. E ha proseguito ad assolvere ai compiti di una giornata particolrmente gravosa. Ancora una volta quindi, massima attenzione ai contenuti e pochissima alla mondanità e alla forma. L'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del dicastero per la Nuova Evangelizzazione, assicura che «per domani si darà seguito a tutti gli eventi in calendario per l'anno della fede».

L'assenza di Francesco al concerto viene spiegata con il fatto che il nuovo Papa non ama presenziare ad un certo tipo di occasioni e appuntamenti, come i concerti, che non gli sono congeniali. Il concerto, nell'aula Paolo VI in Vaticano, è organizzato dal Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione ed ha in programma musiche di Beethoven, eseguite dall'Orchestra sinfonica nazionale della Rai (diretta dal Maestro Juraj Valcuha) e dal coro dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia (diretto dal Maestro Ciro Visco). In particolare la sinfonia numero  9 in D minore opera125 di Ludwig van Beethoven. Era previsto che al termine dell'esecuzione, il Papa si rivolgesse ai partecipanti con un discorso. Ieri si è svolto il primo incontro tra il Papa che viene "dalla fine del mondo" e i nunzi che, ha ricordato nel suo saluto il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, sono talora definiti «gli occhi e le orecchie» del Pontefice nel mondo. L'udienza a 108 nunzi in servizio e 40 emeriti, nella Sala Clementina, è un appuntamento in calendario per l'Anno della fede, ereditato da papa Francesco, che però ne approfitta per dare la sua impronta all'incontro: dona a tutti una croce pettorale d'argento, per cui è presumibile che d'ora in poi tutti i rappresentanti pontifici nel mondo non indosseranno più quella d'oro, allineandosi  allo standard di sobrietà del papa latinoamericano. Ieri Bergoglio ha fatto una introduzione a braccio al discorso scritto, per spiegare che le cose che dice le dice «con il cuore», che ritiene «essenziale» il «rapporto personale» tra loro e il «vescovo di Roma»: «davvero c'è la Segreteria di Stato che ci aiuta, ma il rapporto personale è importante e dobbiamo farlo, da ambedue le parti».

Parla del ruolo di «mediatori», non «intermediari», con le chiese locali. Tra i "semplici pensieri detti con il cuore", la formula con cui introduce il discorso scritto, papa Bergoglio ha messo una serie di considerazioni sul peso di una «vita da nomadi», «sempre con la valigia in mano» che chiede di «spogliarsi di amicizie, cose, legami» e chiede la capacità di saper «guardare lontano». Introduce poi il tema a lui caro, mediato da Henry De Lubac, dei rischi della «mondanità spirituale», di una "borghesia dello spirito e della vita che spinge a ricercare una vita comoda e tranquilla''. Quindi «cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi pastori al ridicolo: potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle». Francesco ieri ha raccomandato attenzione in uno dei loro principali compiti: «la collaborazione alle provviste episcopali», cioè la preparazione dei dossier informativi sui candidati all'episcopato, su cui i papi scelgono i futuri vescovi. Il Papa ha delineato la sua idea di vescovo-pastore, capace di stare a seconda delle occasioni davanti, in mezzo o dietro al popolo, e la sua speranza di vescovi  «miti, pazienti, misericordiosi», che amino la povertà sia materiale che spirituale. Come ha detto anche nella sua meditazione alla assemblea generale della Cei, lo scorso maggio, il vescovo deve saper guidare, tenere unito il popolo, e anche seguire il popolo «perché lo stesso gregge ha, per così dire, il fiuto per trovare la strada». Francesco non vuole vescovi «ambiziosi», che cercano di diventarlo a tutti i costi: su questo, ha detto a braccio, suscitando una risata nell'uditorio, «farò un commento quando non ci sarà il registratore». «Non scegliamo vescovi che hanno la psicologia da principi», ha sintetizzato il Papa.

venerdì 21 giugno 2013

Prostitute, proposta di una senatrice Pd “Partita Iva e impresarie di se stesse”

Maria Spilabotte: regolamentazione
necessaria. E propone patentino e iscrizione alla Camera di Commercio
Iscrizione alla Camera di Commercio, con tanto di partita Iva, e poi patentino, certificato di qualità e anche cooperative in cui riunirsi per esercitare insieme, nello stesso edificio, la professione più antica del mondo. Sono alcune delle proposte avanzate dalla senatrice Pd Maria Spilabotte, nel corso di un’intervista al settimanale della provincia di Frosinone `Qui Sette´, che comprendono anche la depenalizzazione «della prostituzione volontaria e donne impresarie di se stesse».

«Credo che sulla prostituzione - spiega Spilabotte - si debba superare un tabù e decidere di governare il fenomeno. Una regolamentazione è necessaria perché con la mancanza di regole o, peggio, con la proibizione, si produce solo una sostanziale indifferenziazione tra libere scelte di autodeterminazione e prostituzione coatta, sfruttata e gestita dalle organizzazioni criminali di tutto il mondo».

«Per me il primo passo è superare la Legge Merlin, che ora va sostituita con una legge al passo con i tempi, a partire da un presupposto imprescindibile: una divisione netta tra prostituzione volontaria, che rientra nella sfera della libera e piena disponibilità del proprio corpo, e prostituzione coatta, dietro la quale ci sono le organizzazioni internazionali dedite alla tratta delle donne, specie minori, i cartelli mafiosi, il malaffare», dice ancora la senatrice Pd. «Le prostitute che vogliono esercitare liberamente e vogliono vedere riconosciuta la propria professione devono potersi iscrivere alla Camera di Commercio, avere un albo specifico e una partita Iva. Sarebbero - rileva - impresarie di se stesse e potrebbero beneficiare di tutti i diritti e doveri degli altri lavoratori, dal sistema previdenziale alla pensione. E ovviamente pagherebbero le tasse, contribuendo al sistema erariale nazionale».

«Si potrebbe ripensare anche alla possibilità, per più donne che lo decidono, di riunirsi in cooperativa ed esercitare tutte in una stessa sede», dice ancora Spilabotte. «Poi - rileva - c’è il capitolo prevenzione: massicce campagne di sensibilizzazione nelle scuole rivolte ai maschi, che devono capire che la donna non è un oggetto di possesso e che le diversità vanno rispettate e non violentate. Oltre a misure di sostegno e protezione delle donne che vogliono uscire dal giro, ribellarsi, reintegrarsi. Sto già lavorando ad un disegno di legge ma lo sto facendo - precisa - partendo dal basso. La mia intenzione è ascoltare prima tutte le parti interessate e solo dopo scrivere il provvedimento legislative».

giovedì 20 giugno 2013

Un adolescente prodigio scova una cura per il micidiale super-batterio MRSA, che miete migliaia di vittime in tutto il mondo ogni anno. Una cura semplice, naturale e… efficace

LM&SDP
Uno dei grandi problemi di salute pubblica è il micidiale super-batterio MRSA, ossia il bacillo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina.
Questo batterio è causa di migliaia di morti ogni anno, in tutto il mondo, poiché al momento non esiste cura.
Ora, un baldo quattordicenne australiano pare aver trovato la soluzione per combattere questo tipo d’infezione e uccidere il famigerato super-batterio.

Lo studente si chiama Zaynab Sheriffdeen, e avrebbe trovato nel miele la soluzione che mancava agli scienziati. Nella fattispecie, il miele di Manuka, già noto per essere stato oggetto di diversi studi in cui si è scoperto possedere molte proprietà benefiche per la salute, e non solo.
Sheriffdeen ha dimostrato con una serie di test scientifici come questo miele, se miscelato alla penicillina, possa uccidere lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina. L’efficacia contro l’MRSA sarebbe dovuta alla sua capacità di legarsi ai tessuti, bloccando l’azione dei batteri.
I test di laboratorio sono stati condotti presso il Victoria’s Infectious Disease Reference Laboratory.

Il miele di Manuka è prodotto dal nettare di un albero (Manuka) che cresce in tutta la Nuova Zelanda e parti dell’Australia e, come detto, è stato oggetto di numerose ricerche – tra cui un recente studio condotto presso la University of Technology di Sydney – che già avevano evidenziato la sua attività antibatterica e inibitoria della resistenza agli antibiotici.
La ricerca tuttavia non si è fermata, poiché non era ancora stata trovata la soluzione definitiva: ora, quella scoperta dallo studente australiano, potrebbe divenire la cura più efficace che si abbia a disposizione al momento.

Sheriffdeen, dopo questa scoperta, ha detto di voler rivolgere la sua attenzione ad altre cure a base di miele.
«Molte altre malattie possono essere trattati con la stessa cura – ha spiegato a Live Science – Per esempio un eczema è guarito molto più velocemente con il miele in crema. Per tutte queste malattie c’è una cura, abbiamo solo bisogno di trovarla».
http://www.lastampa.it/2013/06/19/scienza/benessere/medicina-naturale/quattordicenne-trova-una-cura-contro-i-batteri-resistenti-agli-antibiotici-RGY9LTfAeBZLw4yt9Gg0IN/pagina.html